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Sconcerti sull’Italia: "Jorginho non un maestro. Bernardeschi solista"

Sconcerti

Mario Sconcerti ha parlato dell'Italia vista ieri contro la Finlandia, una prestazione che lascia qualche dubbio e qualche certezza

Redazione

Mario Sconcerti, giornalista deIl Corriere dello Sport, ha scritto il suo consueto editoriale sul noto quotidiano in merito alla partita disputata ieri dall'Italia contro la Finlandia, gara valida per le qualificazioni del Gruppo J agli Europei 2020:

"Era una partita diversa, la prima dopo un anno e mezzo dall’eliminazione ai Mondiali, la prima che di nuovo valesse tre punti. Non c’è più l’avventura, ora esiste un gruppo, i giocatori sono stati scelti e sono quasi tutti ragazzi. Queste diversità, queste certezze, tolgono profondità alla partita, non c’è niente che debba cominciare, ci sono solo punti da fare. Sotto questo aspetto è andata bene, una vittoria netta, classica, contro un tipico avversario da torneo di qualificazione.

È stato come pensavamo? No, un po’ peggio, qualche accenno di gioco rapido all’inizio, poi abbastanza confusione. Sono mancati i leader. Bernardeschi è un giocatore vero ma è un solista, non una sponda morale. Immobile non si trova in Nazionale dove deve giocare quasi sempre spalle alla porta, lui che ama rimanere di fianco alla palla. Kean è rimasto 70 minuti fuori partita perché non è un’ala e non capiva cosa gli si chiedesse. Come si è messo al centro ha fatto gol. Jorginho è un buon professionista, non un maestro. Tutti in generale, anche Verratti, anche Bonucci e Chiellini, perdono qualcosa in una squadra che vuole attaccare sempre con il cuore e lo schema lasciando troppo spazio tra le sue stesse linee. Una squadra cioè ancora bambina, senza un riferimento centrale, un asse attorno a cui ruotare. Questo è il limite, poi ci sono i vantaggi. Abbiamo giocatori che vogliono essere squadra, che hanno anche troppa disinvoltura. Siamo giovani, non ricordo Nazionali dove i gol siano stati segnati da due ragazzi che non passano insieme i 41 anni. È una squadra diversa, imperfetta, ma nemmeno pensabile due stagioni fa quando arrivò la Svezia. Siamo giovani e stiamo vincendo, questo conta adesso. Se si è giovani e basta si finisce in B. Essere giovani riesce a tutti, non è una differenza. Kean è la notizia migliore: ha la forza e il balbettio del gigante, deve difendersi da se stesso e dare ai compagni la convinzione che passare a lui la palla è sempre un investimento.

Dove possiamo arrivare? Come disse Churchill dopo Stalingrado, è solo finito l’inizio. Il che vuol dire che siamo almeno tornati in gara".