Sia chiaro, la sorpresa non è in sé: è noto che per i napoletani il pibe de oro è sempre stato considerato un “dio”, singolare è che la tela abbia trovato posto nel chiostro di una chiesa. Una basilica monumentale di grande importanza storica, culturale e sociale come Santa Maria della Sanità. Intanto va detto che l’opera di Spadoni, che vive in Romagna ma è marchigiano d’origine, ha studiato teologia e ha all’attivo opere di arte sacra, è certamente capace di raccontare lo stretto e particolare legame tra il calciatore argentino e Napoli. Il dipinto rimarrà esposto per un mese nel chiostro della basilica. Per poi trasferirsi nella casa di comunità Cristallini 73, un centro di aggregazione sportivo e culturale per i giovani del territorio.
Le parole dell'autore e la foto
—«Ho scelto di donare alla mia opera la veste effettiva di un dipinto seicentesco per unire sacro e profano – spiega l’autore –. La presenza di Maradona rafforza questa relazione per il fenomeno di divismo che circonda la figura del calciatore. D’altronde questo accostamento non deve troppo sorprendere se Pasolini poteva affermare che ‘il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo’». Interessante, poi, la scelta di collocare il quadro in uno dei quartieri della città più vivaci sotto il profilo culturale dopo lo straordinario rilancio avviato con la riapertura delle Catacombe e i mille progetti della Fondazione San Gennaro. Ma anche con l’inaugurazione del Museo Jago di qualche giorno fa che intercetta centinaia di turisti e non casuale l’individuazione della basilica di Santa Maria della Sanità. «Il rione Sanità mi è sembrato il contesto perfetto dove esporre l’opera per un duplice motivo. Il suo legame con la figura di Maradona, appena reduce da una importante impresa calcistica. E il legame alle 14 grandi tele ospitate nella basilica, concentrato dell’animo barocco che è un altro elemento qualificante questa città», conclude Spadoni.
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