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Ecco perché le sfide decisive vanno giocate alla stessa ora

Ecco perché le sfide decisive vanno giocate alla stessa ora

E’ difficile pensare che ci possa essere ancora qualche ribaltone, nonostante questo sia uno dei campionati più belli dell’era moderna, ricco di emozioni, di sorprese e anche di contestazioni. Ma ormai, con la Juve a più...

Redazione

E' difficile pensare che ci possa essere ancora qualche ribaltone, nonostante questo sia uno dei campionati più belli dell'era moderna, ricco di emozioni, di sorprese e anche di contestazioni. Ma ormai, con la Juve a più 4, lo scudetto ha preso la strada di Torino proprio nella domenica in cui ci saremmo aspettati un Napoli avvelenato, spietato, spinto da un popolo meraviglioso che non si arrenderà mai. Invece è successo che la squadra di Sarri è crollata sul più bello, a quattro passi dal traguardo, schiacciata dal peso di una responsabilità che non ha saputo sostenere. Sabato sera, intorno alle 22.30, pensava di essere vicina al terzo scudetto della sua storia: la Juve, nonostante l'uomo in più, non sembrava avere la forze di ribaltare il verdetto di San Siro. In un attimo Allegri, con la forza di una rosa che nessuno potrà mai avvicinare, si è ripreso la partita contro l'Inter e il vantaggio da scudetto, catapultando sul Napoli una pressione che non ha retto contro la Fiorentina. Ecco perchè pensiamo che sarebbe più giusto che in Italia, nelle ultime quattro giornate, le squadre in lotta per lo scudetto giocassero tutte nello stesso giorno e nello stesso orario: in Germania, in Francia, in Inghilterra e spesso anche in Spagna ad aprile i giochi sono chiusi. Non da noi, almeno negli ultimi anni, ed è giuto che le contedenti si confrontino alla pari.

Koulibaly, l'eroe dell'Allianz, si è smarrito al Franchi, come tutti i suoi compagni: Kalidou osannato, Kalidou contestato, dal gol a Buffon all'espulsione contro Simeone, il difensore azzurro è finito in un vortice di emozioni condannando in avvio il Napoli alla più brutta figura della stagione. Perchè la Fiorentina, con il suo demonio travestito da Batistuta, ha giocato la partita della vita costringendo Sarri alla prima sconfitta esterna della stagione e interrompendo il sogno scudetto di una città intera. In dieci dopo otto minuti, costretto a sostituire Jorginho con un difensore centrale (Tonelli), il Napoli non è riuscito a rientrare in partita: Simeone si è divertito nel pomeriggio più bello della sua vita, tre gol e una festa dipinta di viola. Considerando che la Juve può conquistare il settimo titolo di fila vincendo le ultime due partite casalinghe contro il Bologna e il Verona, è difficile pensare che il Napoli possa recuperare quattro punti dopo una botta del genere ma Sarri ha il diritto e il dovere di provarci. Resterà comunque straordinario il lavoro che è riuscito a fare in questi anni: potenzialmente potrà arrivare a 93 punti, una quota con cui avrebbe vinto cinque dei sei scudetti conquistati consecutivamente proprio dalla Juventus, che è in grado di salire a 97. Questo per dire che il Napoli ha fatto un campionato straordinario con una rosa nettamente inferiore a quella bianconera, per quantità e qualità.

In un'altra giornata macchiata dalle nefandezze arbitrali (le proteste più clamorose sono quelle del Bologna, che si è sentito penalizzato da Giacomelli) su cui Nicchi dovrà trovare il tempo di riflettere, la Lazio - come la Roma - si è presa un bel vantaggio sull'Inter con cui dovrà confrontarsi all'Olimpico nell'ultima giornata. Vincere a Torino senza Immobile, uscito in avvio per un brutto infortunio che gli impedirà di conquistare la Scarpa d'Oro e di battere il record di Higuain, è stata un'altra prova straordinaria della squadra di Simone Inzaghi. Il tecnico dovrà inventarsi una soluzione per sostituire Ciro in questo finale, magari liberando Felipe Anderson dal suo ruolo di giocatore part-time. Successo firmato da Milinkovic Savic, un gioiello da 150 milioni: se la società avrà la forza di trattenerlo e di investire soldi sulla rosa, la Lazio dei record potrebbe diventare una mina vagante in Italia e in Europa proprio con la forza del suo gioco e delle sue idee sul mercato.

In zona retrocessione ancora un posto da assegnare con Benevento e Verona: il Chievo, in caduta libera, ha esonerato Maran; il Cagliari sta pensando di cacciare Diego Lopez; l'Udinese non è cambiata passando da Oddo a Tudor. Le grandi imprese le hanno realizzate Zenga con il Crotone e Semplici con la Spal ma nessuno può sentirsi al sicuro, questo è un campionato ancora ricco di emozioni. Corriere dello Sport.