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Il nuovo Napoli: loading 45%

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L'analisi del match vinto dal Napoli sulla Fiorentina ieri sera al San Paolo per 1-0

Redazione

Se esiste una costante nelle leggi del calcio che governano il Napoli, è che ciò che accade sugli spalti tra i tifosi si riflette per osmosi in campo. Il 12 uomo di Fuorigrotta sembra sempre essere lo specchio riflesso dello spettacolo che si svolge a pochi metri di distanza sul manto verde.

Ieri, ad esempio, la cornice di pubblico è stata blanda: 20.000 persone è un dato a cui (per fortuna, ndr) il Napoli non è abituato. Soprattutto in occasione di gare di alto valore sportivo, la spinta del San Paolo è l'unica certezza a non traballare mai. A volte, però, le circostanze cambiano e anche i sostenitori immancabili utilizzano l'arma dell'assenza, l'unica a disposizione, per dare un segnale. Di dissenso, in questo caso.

Un'atmosfera di emozioni a tratti e spettacolo moderato è ciò che si è visto per gran parte della sfida tra Napoli e Fiorentina, e non perché le due formazioni non siano state in grado di offrire una prestazione all'altezza delle aspettative, bensì perché studiarsi e affrontarsi non è stato facile per nessuna delle due.

Sicuramente non si è trattato del Napoli da Opéra, ma la squadra di Ancelotti sta proseguendo sul cammino della sua personale evoluzione a uno stadio diverso da quello di Sarri: pragmatismo e risultati prima di ogni cosa.

I PRO - E' stato Stefano Pioli con poche battute in conferenza stampa a riassumere brevemente ciò che c'è da aspettarsi da questa nuova tappa azzurra e le differenze principali con il calcio-spettacolo, come spesso è stato considerato, della precedente gestione: "Il Napoli di Sarri era molto schematico, ossia aveva catene di gioco ben delineate, mentre quello di Ancelotti utilizza di più tutte le soluzioni a disposizione". Ed è proprio così. Contro la Fiorentina, ma non solo, si è notata un'esaltazione dell'individualità in diverse occasioni, ma non per mancanza di coralità. Probabilmente è un effetto derivato dalla mancanza al momento di alcuni automatismi, tuttavia è anche una conseguenza di un nuovo atteggiamento tattico: il gioco di squadra resta chiaramente l'obiettivo e il fine, come per ogni gruppo che si rispetti, ma passa anche per l'esaltazione delle caratteristiche di ciascuno degli uomini della rosa.

Il Napoli studia più soluzioni e usufruisce maggiormente delle possibilità di ciascuno dei suoi uomini: non è un caso che in quasi tutte le circostanze i cambi a gara in corso abbiano poi propiziato la vittoria. Il cambio Mertens-Milik, che sul momento ha sorpreso gli spettatori, si è rivelata tra le mosse vincenti: è stato il polacco a favorire la rete di Insigne, il migliore in assoluto in campo.

I CONTRO - C'è ancora da trovare una forma. Poiché se cambiare è favorevole per sfruttare ogni situazione, ingannare e sorprendere gli avversari, può essere al contempo un difetto: le certezze servono per acquisire maggiore sicurezza.

Nella prima frazione di gioco, l'attacco è risultato inconcludente pur avendo tentato spesso la conclusione, poiché il tridente non aveva forma compatta: Insigne spesso si accentrava in luogo di Mertens, Zielinski svariava dal centrocampo all'attacco. Questa mancanza di riferimenti ha sicuramente messo in difficoltà la Fiorentina, ma non ha favorito nemmeno totalmente il Napoli.

Manca ancora quel dialogo scorrevole che rende meno complicato costruire e arrivare alla vittoria. Ma questo è un percorso con tappe obbligate come le gare che si susseguono e la Champions League che incombe. Un cantiere aperto ma già occupato.

Ancelotti non si lascia scalfire o penetrare dalle critiche né dalle pretese. Prosegue con la sua idea e ieri è tornato a raccoglierne i frutti: il Napoli ha trionfato senza subire gol, per la prima volta in stagione, e potendo contare sul contributo di tutti. Sapere che chi è in panchina può sostituire chi è in campo, agevolando e facilitando la vittoria, non è stato così scontato negli ultimi anni.

Martedì comincerà anche l'avventura in campo internazionale per il Napoli e si potrà osservare una faccia ancora nuova di Ancelotti, il quale esordirà con gli azzurri nel suo habitat, i grandi palcoscenici, e speriamo sappia fare gli onori di casa. Anche se in trasferta.

di Sabrina Uccello