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Il Napoli (r)incontra Mazzarri dopo una storia di quattro anni: dalla scoperta di Cavani alla sconfitta di Supercoppa

Il Napoli (r)incontra Mazzarri dopo una storia di quattro anni: dalla scoperta di Cavani alla sconfitta di Supercoppa

In occasione del match con il Torino, le strade di Napoli e Mazzarri si ritroveranno

Redazione

Nonostante sia uno sport, il calcio non è mai esente dai sentimenti ed è proprio con questi che il tecnico del Torino, Walter Mazzarri, ed il Napoli dovranno fare i conti domenica all’ora di pranzo. Dovranno fare i conti con un passato in comune, con una storia in comune fatta di gioie e dolori. Una storia fatta di momenti da ricordare e dimenticare.

L’ORIGINE – Questa storia nasce nel 2009 quando il tecnico toscano, il 6 ottobre, viene chiamato a sostituire l’esonerato Roberto Donadoni. Fa il suo esordio contro il Bologna vincendo in rimonta per 2-1. Chiude, poi, il primo anno portando i partenopei al 6° posto con 59 punti. Durante, invece, il secondo anno riesce a raggiungere il terzo posto e a strappare, così, un biglietto per la Champions League. Il primo trofeo arriva, però, nella stagione 2011-2012 quando il suo Napoli riesce a piegare la Juventus per 2-0 nella finale di quella edizione della Coppa Italia. Una vittoria che gli permette di disputare anche quella “famosa” gara di Supercoppa a Pechino persa contro il bianconeri.

L’ADDIO – L’ultima stagione di Mazzarri all’ombra del Vesuvio è quella del 2012-2013 quando porta il Napoli ad occupare il secondo posto con ben 78 punti che gli permettono anche di ottenere la seconda qualificazione diretta in Champions League. Il 19 maggio 2013 annuncia la fine della sua esperienza napoletana dopo 182 panchine di cui 89 vittorie, 50 pareggi e 48 sconfitte.

IL TECNICO – La costante scelta del tecnico in campo è il 3-5-2 con, però, alcune modifiche che si adattavano alle caratteristiche di quel Napoli: sfruttare al meglio gli spazi, sfruttare più ripartenze possibili, controllare maggiormente il pallone e raggiungere la maggiore profondità possibile grazie alla dinamicità dei suoi giocatori.

L’UOMO – Originario di San Vincenzo, in provincia di Livorno, si è sempre mostrato particolarmente plateale e sanguigno. Memorabili alcuni gesti in panchina, che ancora lo caratterizzano, come il togliersi la giacca, indicare l’orologio o parlare con i giocatori portandosi la mano davanti alla bocca. Indimenticabile la sua vicinanza ai giocatori: a lui devono molto Edinson Cavani ma anche Lavezzi e Marek Hamsik. Insomma una storia d’amore che ha portato tanto sia al tecnico che al Napoli e chissà che queste strade un giorno non possano riprendere la stessa direzione.

di Maria Ferriero

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