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IL Napoli lascia la Lazio a sette punti. Può finalmente guardare avanti. Deve inseguire una R

IL Napoli lascia la Lazio a sette punti. Può finalmente guardare avanti. Deve inseguire una R

IL Napoli lascia la Lazio a sette punti. Può finalmente guardare avanti. Deve inseguire una Roma sbandata nei giorni feriali ma tonica e vincente nei weekend. Basta girarsi, inutile pensare di proteggere il terzo posto, la Lazio non fa...

Redazione

IL Napoli lascia la Lazio a sette punti. Può finalmente guardare avanti. Deve inseguire una Roma sbandata nei giorni feriali ma tonica e vincente nei weekend. Basta girarsi, inutile pensare di proteggere il terzo posto, la Lazio non fa paura, è involuta e presuntuosa fino all'ingresso di Keita, forse sta ancora festeggiando la vittoria nel derby e qualificazione di Coppa Italia.

Il Napoli cambia ancora formazione, è quella dello scorso anno senza Higuain. Per la felicità del suo presidente quasi tutti gli acquisti sono in panchina. Sarri torna alla formula dell'attacco leggero con i tre piccoli fantasisti dallo scatto filmineo, legittimando le perplessità di mercoledì scorso, quando pensò di spaventare di escludere la Juve dalla Coppa con Milik, gigante che è lentamente alla ricerca di se stesso dopo il grave infortunio.

C'è Mertens, quindi. E una sola novità di gioco:variano le posizioni. Spesso si vede Mertens a sinistra, anche Callejon da quelle parti, di vede purtroppo spesso Insigne un po' arretrato. Si registra persino un suo salvataggio sulla linea. Ha classe e disponibilità massima alla fatica, ma entra appannato in area, non sempre raddoppia nel primo tempo battendo male a palla scoperta. Insigne però sa fare anche altro e per fortuna se ne ricorda nella ripresa, lo 0-2 lo timbra lui e lo stesso farà nel finale, fissando il definitivo 0-3.

La chiave tattica è scontata nel primo tempo. Perchè la Lazio è più lenta e macchinosa. Ben chiusa in difesa costringe il Napoli ad una serie infinita di passaggi corti, molti indietro. Si preoccupa di Callejòn e Insigne, ecco perchè li affida agli esterni del quartetto di centrocampo, Lukaku aspetta Callejòn e Basta insegue con lo sguardo un Insigne senza pace nè dimora. Nessuno, neanche il mobile mancino Radu, si stacca in avanti. Ovvio che Immobile e Anderson non siano ben riforniti. Inevitabile il rimorso di Inzaghi: smonta il palco, fuori Murgia per Keita ed era ora, fuori anche Bastos e Basta.

Si ricomincia con un'altra chiave tattica. Attacca la Lazio ed il Napoli riparte, con qualche affanno perchè Allan è più impreciso che stanco. Ma lampeggia anche la spia di Callejon, il primo che Sarri sostituisce. Con Zielinski. Non basta perchè Reina dopo un'uscita circense per affrontare fuori area Anderson deve intervenire sempre più spesso, riparando i danni di una difesa schierata spesso male e non protetta più da Hamsik, logoro dopo un'ora di ottima direzione. Le ripartenze del Napoli sono faticose quanto lunga è la riflessione di Sarri per i cambi.

Ci pensa molto prima di ritirare anche il capitano slovacco per Rog, uno dei giocatori più freschi, interessanti, poderosi e meno utilizzati. Con Zielinski e Rog, con Allan che stringe le mascelle, con Albiol, Koulibaly e Strinic meglio coesi e tonici Sarri può dire ormai di aver riparato i guasti. Nel finale è utile anche Milik che tiene di nuovo alta la squadra. La reazione del Napoli disorienta la Lazio, che impone nella fase cruciale la superiorità tecnica, ma ritrova anche intelligenza dinamica nel centrocampo ampiamente rinnovato. Il terzo gol di Insigne premia il Napoli di Sarri: insolita la sostituzione di Callejon. L'ingresso di Zielinski ha schiodato la partita ma quando va in riserva è giusto che metta la freccia e si ristori nel primo autogrill. Repubblica.