Il set a zero realizzato dal Napoli contro la Fiorentina è espressione, anzitutto, di un dominio tattico sul match in ogni fase del gioco. Negli articoli precedenti, avevamo individuato nello squilibrio a centrocampo uno dei problemi degli uomini di Gattuso. Più specificamente, i tempi sbagliati nel pressing offensivo e nella riaggressione comportavano uno scollamento tra i reparti assai vistosa in transizione negativa, evidenziando poi letture difensive, seppur banali, sbagliate.
Del resto, lo stesso Gattuso ai microfoni post Napoli – Empoli di mercoledì sera aveva parlato di “poco equilibrio”. E qual è storicamente il reparto deputato alla regolazione dei tempi di gioco? Il centrocampo. Gli azzurri hanno costruito questa prestazione totale non solo attraverso le invenzioni offensive della sua batteria dei trequartisti, ma soprattutto nella ritrovata efficienza in fase di non possesso (quando il pallone è degli avversari) proprio degli Insigne, Zielinski, Lozano nel ripiegare sulla linea di centrocampo, dando maggiore compattezza alla squadra.
Piotr Zielinski si sta prendendo il Napoli

Che, poi, aggiungendo la presenza “termostato” di Diego Demme, finalmente paiono srotolarsi nella sua interezza anche le qualità atletiche e di interdizione di Bakayoko. La complementarietà dei due è una delle notizie più liete per Gattuso. L’ex capitano del Lipsia è stato l’uomo ovunque della partita: riferimento in costruzione della manovra, ha svuotato col suo moto perpetuo le energie di Ribery e Castrovilli, suoi diretti inseguitori, proponendosi con costanza in attacco. Suo il gol su uno dei due assist di Petagna; suo il tocco a liberare Mario Rui in una splendida combinazione, cominciata da un passaggio spezza linea di Koulibaly, per il gol di Zielinski.
Nella prestazione maiuscola del centrocampista italotedesco non è mancato il solito contributo in pressione individuale, giganteggiando nel duello con Amrabat, e l’azionare come un direttore d’orchestra la pressione collettiva, ovvero il pressing.
Le migliori versioni tattiche del Napoli di Gattuso sono quelle in cui il piano gara prevede una distribuzione del possesso più equa, se non a favore dell’avversario. Basti ricordare, tra le altre, le due prestazioni di San Siro contro l’Inter (semifinale Coppa Italia l’anno scorso e quella di campionato quest’anno).
Il Napoli con Demme… è un’altra cosa
Maggiore contenimento non significa piano gara catenacciaro, bensì una corretta presa di “coscienza tattica”, valutando soprattutto le caratteristiche della rosa a disposizione, ad oggi priva ad esempio di un regista puro.
Non che la squadra speculi passivamente sull’errore altrui, ma, anzi, controlli il possesso avversario a suo piacimento, forzando le sue scelte in fase di costruzione, come è capitato anche con la Viola. Così facendo, gli azzurri possono anche sfruttare le ripartenze a campo aperto, dati gli uomini di gamba e veloci in conduzione a disposizione.
In un calcio di “modelli fluidi”, cioè nella capacità di mutare più volte l’abito tattico degli 11 in campo e del relativo approccio alla gara, il Napoli ha bisogno di recuperare, come oggi, le sue certezze difensive e di semplificare fino all’osso il proprio gioco in cosa sa fare meglio, dove ogni calciatore conosce alla perfezione le funzioni da svolgere. Tenere sani una coppia di centrali come Manolas e Koulibaly, in grado di coprire vaste porzioni di campo e di difendere in avanti come pochi in Europa, di certo aiuterebbe a trovare la tanto ricercata continuità di risultati.
La Fiorentina vista al Diego Armando Maradona è sembrata stordita dalla chiarezza tattica della squadra di Gattuso, che dimostra, ancora una volta, l’abilità di risollevarsi nei momenti difficili e di scarsa resa. La chiave è (ri)partire, appunto, da questa ritrovata solidità.
Analisi a cura di Bruno Conte, allenatore UEFA C
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