Napoli, è calata l’attenzione. Non la dimensione

Non è sfortuna, e ci siamo. Non è neanche una questione tecnica, anche se su questo punto il dibattito è ampio: si discute sulla dimensione, sul livello dei calciatori del Napoli. Più o meno forti, più o meno adeguati a una squadra che compete con una super corazzata di nome Juventus. Ronaldo è uno, inutile stare a inseguirne il mito. A Icardi, bomber mediaticamente conteso, è sempre mancata continuità e l'exploit di Piotek va confermato nel tempo. Passare dal migliore attacco di qualche mese fa (non scomodiamo le cifre dello scorso anno perché i paragoni sono stucchevoli) al periodo asfittico di oggi e attribuire agli attaccanti azzurri una scarsa vena offensiva significa dire che un giorno all'improvviso sono diventati brocchi. E allora decidiamoci se finora (per loro) si era trattato di fortuna. É una questione di motivazioni? Più plausibile, ma comunque poco convincente. Far gol, esultare e arricchire il personale palmares nelle competizioni professionistiche prescinde dall'obiettivo, è una azione istintiva. Ritrovare consapevolezza, dice Ancelotti. Descrivendo alla perfezione l'attimo finale mancato: un dettaglio. Che non significa una sciocchezza, ma una piccolissima grande sfumatura. Dal particolare si giunge al generale, senza l'uno non può esserci l'altro.

Se il Napoli non segna è perché è poco attento, non meno bravo di un mese fa. Semmai uguale a un mese fa. Poi si può discutere se è abbastanza. Abbassare il livello di attenzione o, peggio, specchiarsi nella qualità dei propri piedi, induce all'errore. Perché Allan continua a lottare come un leone? L'intuizione della traiettoria della palla di Aina ha evitato la beffa finale contro il Torino. Allan è un campione adeguato a questi livelli di competizione e gli altri sono da meno? No, la dimensione della squadra è unica ed è di buon livello ma Allan mantiene alta la soglia di attenzione e non si perde in leziosismi. Dettagli. Corriere del Mezzogiorno.