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La Roma mostra finalmente i suoi dissesti: cigolava da tempo, senza farsene accorgere. Scossa dalla

La Roma mostra finalmente i suoi dissesti: cigolava da tempo, senza farsene accorgere. Scossa dalla

La Roma mostra finalmente i suoi dissesti: cigolava da tempo, senza farsene accorgere. Scossa dalla Lazio più veloce e potente, si ferma come un carro in avaria al secondo posto. Il Napoli per un intero pomeriggio fissa l’immagine. Si...

Redazione

La Roma mostra finalmente i suoi dissesti: cigolava da tempo, senza farsene accorgere. Scossa dalla Lazio più veloce e potente, si ferma come un carro in avaria al secondo posto. Il Napoli per un intero pomeriggio fissa l'immagine. Si carica di impeto per avvicinarsi di un punto subito. E' fresco, ha carburante, e tanta voglia di accelerare. L'Inter rinuncia a Perisic, e non è un caso se stavolta il Napoli monta con successo anche la catena di destra. Ma si contrae in attesa di ripartenze, accetta i ritmi bassi.

Ma la bassa velocità favorisce il Napoli, che ha il dominio del gioco, più tecnica e miglior palleggio. Non riesce all'Inter neanche lo speciale controllo che Joao Mario, centrale del terzetto nel 4-2-3-1 riserva a Diawara. Un accorgimento difensivo avanzato che non disturba Diawara, sempre sicuro di sè; semmai costringe Hamsik a giocare più al centro per costruire.

La posizione di Hamsik e la costante creatività di Zielinski consentono al Napoli di spostare la ricerca di varchi utili a destra, dove trova un puntiglioso ma poco incisivo Eder, poi Brozovic, quindi un impacciato Nagatomo, come dimostra la sua gaffe, clamorosa e scenografica, nell'azione del gol di Callejon.

Sul versante opposto, a sinistra il Napoli esibisce un ispirato Insigne, che si sdoppia per coprire e alternarsi con Ghoulam nelle azioni di contro-lato.

Sintomatico il gol che sblocca la partita, è proprio Insigne da sinistra ad aprire verso destra dove Callejon non perdona la svirgolata del difensore giapponese.

Il tecnico interista Pioli si accorge che non incide sulla partita neanche il solido Gagliardini, deve inventare qualcosa: la prima idea è quella di smontare il congegno difensivo su Diawara, ritirando Joao Mario.

Pentito, reinserisce in squadra Perisic sulla fascia sinistra, per confermare il 4-2-3-1 deve accentrarsi Eder nella scia di Icardi. Non esita Sarri, risponde rafforzando proprio quel settore di destra, inedita base operativa a Milano: esce Zielinski finora senza macchie, entra Rog che ha potenza e falcata per coprire meglio, ma anche la conclusione audace per mettere in allarme l'Inter, sottoposta ad assalti meno frequenti ma più insidiosi, con Insigne che guarda con superiorità D'Ambrosio e cerca Mertens con la leggerezza di chi invita un compagno di giochi a divertirsi.

Qualche eccesso di superficialità e lo stesso Perisic che misura la prontezza di Reina spingono Sarri alla più sofferta delle sostituzioni: non può lasciare Hamsik in campo, morbido e poco lucido.

Rog sostituisce a sinistra il capitano, Allan corre a destra, là dove Perisic trova una funzione interessante, attrae i cambi di gioco, nella speranza di collegarsi con Icardi, spesso isolato e sempre sovrastato a Koulibaly.

Il finale propone una scena tutta nuova: con l'Inter che si distende in attacco, contando non su trame definite ma su proposte individuali ed estemporanee, soprattutto di Gagliardini che conferma adesso a destra quanto aveva portato di interessante nel ciclo migliore dell'Inter.

Sono altri i giovani però che si impongono: Diawara su tutti, Rog altrettanto dimostrandosi più forte a sinistra, Milik si muove disinvolto e concreto al posto di Mertens, Insigne rimane un modello, il leader che il Napoli aspettava e finalmente ha premiato con un contratto prima meritato e poi firmato. Insigne è più che mai il Napoli. Repubblica.