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Milik: «Una notte quasi perfetta»

Milik: «Una notte quasi perfetta»

Non hanno detto una parola, hanno mostrato la pistola e mi hanno fatto capire che volevano l’orologio

Redazione

Erano le 00.30, l’hanno atteso dinnanzi casa, gli sono piombati in macchina, il vetro rotto con il calcio della pistola, e l’hanno invitato a lasciare il Rolex Daytona. «Non hanno detto una parola, hanno mostrato la pistola e mi hanno fatto capire che volevano l’orologio. Sapevano i miei orari».

Varcaturo, fascia costiera di Giugliano, periferia di Napoli e fotografia d’una terra nella quale ne sono capitate (ad Hamsik, a Lavezzi, a Behrami, a Insigne, a Zalayeta....), mentre alla guida dell’auto c’è la sua compagna Jessica, Arkadiusz Milik sta ripensando al delirio del san Paolo, all’1-0 sul Liverpool, ad una vittoria prestigiosa, a una serata ch’è indimenticabile e, maledizione, tale resterà, però con quel retrogusto amaro: succede in una frazione di secondo, quelli che i criminali utilizzano per eseguire il proprio piano, che stavolta ha come obiettivo quell’orologio da trentamila euro che è sul polso del centravanti. Una moto con due uomini a bordo - e volto coperto dal casco integrale - affianca la macchina sul lato occupato da Milik, mentre si sta aprendo il cancello del villino dove abita la coppia polacca, picchetta pesantemente sul finestrino e lo rompe e poi avanza sienziosamente la richiesta, con l’arma puntata.

Lì la finisce la cronaca e cominciano le sensazioni, l’inquietudine, il terrore, lo sconforto, che spinge Milik a rientrare in casa, a chiamare il 113 e a posticipare la denuncia al risveglio, alla stazione dei Carabinieri di Varcaturo.

CDS