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“Caro Koulibaly, qui in Senegal la scuola non ha Bagni: aiutaci”

“Caro Koulibaly, qui in Senegal la scuola   non ha Bagni: aiutaci”

‘Caro Koulibaly‘. La voce di un bambino di dieci anni, suo connazionale. Una letterina scritta con la classe e letta timidamente da uno scolaro che chiede una mano a chi, ‘grande campione nella vita e sul campo’, si...

Redazione

'Caro Koulibaly'. La voce di un bambino di dieci anni, suo connazionale. Una letterina scritta con la classe e letta timidamente da uno scolaro che chiede una mano a chi, 'grande campione nella vita e sul campo', si definisce 'francese, senegalese, napoletano: uomo'. Una richiesta semplice, che viene dal Senegal. 'La nostra scuola non ha i bagni, ci aiuti a farli?'.

Nei giorni della vergogna di San Siro, Repubblica intercetta la storia che conferma l'indole, non esibita, e da molti conosciuta e apprezzata, del calciatore azzurro. La sua attenzione per il Paese d'origine, la sensibilità per le cause sociali, che anche pochi giorni fa lo ha portato a sostenere alcune iniziative per i piccoli pazienti del Santobono. Il nuovo racconto parte però qualche mese fa, e non risente degli strascichi polemici e mediatici legati all'anomala partita con l'Inter, proseguita nonostante i cori razzisti contro Kalidou e le pressioni che con lo sport non dovrebbero avere nulla a che fare.

Novembre scorso, dunque: ai margini della città di Dakar, villaggio di Sebitokane, la scuola elementare si chiama Kip Kip. E' quella che ha sull'ingresso il cartello con la scritta: 'Un popolo, un obiettivo, una fede'. In quell'istituto, entrano ogni giorno 530 bambini. Li individui da lontano, ti raccontano, perchè si sente il vociare dei ragazzini, di cui è difficile contenere la vivacità. Facce sorridenti, una folla che gioca, sorride, corre come ovunque fanno i piccoli in gruppo - che abbiano molto o poco, a casa o nelle aule. E in quella scuola, in ogni caso, c'è poco, oltre alla dedizione dei loro educatori. Mancano i bagni, ad esempio: al loro posto solo dei fori nel pavimenti, non un lavabo, non gli altri servizi, non un angolo per cambiare i più piccoli.

Così, gli appassionati di calcio - tutti indistintamente devoti al loro campione di 'culto' del Napoli - decidono di rivolgersi a Koulibaly. A farsi da tramite sono due operatori del sociale noti in città, Enzo Morgera e Silvia Ricciardi, fondatori della comunità Jonathan, per l'accoglienza e la formazione dei minori dell'area penale. E' a loro - presenti a Dakar già con un'altra iniziativa solidale come la costruzione di un piccolo pozzo promossa attraverso una rete di amici e colleghi - che i vertici di scuola e villaggio affidano l'appello.

E' l'sos per il difensore che ha sempre rivendicato con amore le sue origini, tanto da avere scelto (nonostante sia nato e cresciuto in Francia da genitori nordafricani, e vanti il doppio passaporto) di giocare nella Nazionale senegalese. 'Chère Koulibaly' comincia Mohamed, gli occhi bassi per il timore di emozionarsi, mentre Silvia riprende la scena. 'Caro Koulibaly, mi chiamo Mohamed Jabils, abito nel villaggio Kip Kip. La nostra scuola è grande, 530 alunni. Ma non abbiamo i bagni e in una parte non c'è neanche il tetto. Il direttore non ha i soldi per fare i lavori. Aiutaci tu, per favore, se puoi. Consegno questa lettera a Silvia, Enzo, Andrea, perchè abitano a Napoli'.

Il video messaggio è stato appena recapitato al campione, che ha ringraziato. Verosimilmente, e nonostante la 'tempesta' di questi giorni, Kalidou troverà il modo di rispondere. Con discrezione. Come intanti altri casi. Repubblica.