José Maria Callejon, che nel campionario personale può aggiungere tante altre cose ancora. L’umile Callejon, quello che corre per sé e per gli altri; il filantropo Callejon, quello che provvede per sé ma anche per gli altri; potreste perdervi in questo macrocosmo nel quale c’è il calcio nella sua evoluzione intellettiva, genialoide e pure normalissima, a volte banale o anche essenziale o invece intuitiva, si direbbe cerebrale. Bionico: José Maria Callejon.
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José Maria Callejon, che nel campionario personale può aggiungere tante altre cose ancora. L’
José Maria Callejon, che nel campionario personale può aggiungere tante altre cose ancora. L’umile Callejon, quello che corre per sé e per gli altri; il filantropo Callejon, quello che provvede per sé ma anche per gli...
Callejon, ma come fa.Ha «sfondato» tutti i test.
«Merito dei miei genitori, ne parli con loro».
E ora cosa farà, cosa farete, in questa stagione in cui tutti stanno lì a darvi dell’anti-Juve?
«Ci prendiamo questo ruolo e ce lo teniamo, senza preoccuparci. Pensiamo di essere una grande squadra, in grado di fare cose grosse».
Ad esempio? Ne dica una.
«Noi ricominciamo dai 48 punti del girone di ritorno dell’ultimo campionato, quando abbiamo dimostrato di essere arrivati dove forse in pochi pensavano si potesse. Siamo molto vicini alla Juventus, li sentiamo. Poi è chiaro che per vincere servono tanti piccoli particolari, che le difficoltà non mancheranno».
E’ al suo quinto anno di Napoli.
«Questa città mi ha cambiato la vita, dentro e fuori dal campo: qui sono nate le mie due bambine, penso l’aspetto più emozionante sotto il profilo umano. Come calciatore, comincio a farmi vecchietto, qualche capello bianco però sempre tanta fame, quella che abbiamo tutti noi. Sono arrivato che giocavo poco nel Real Madrid e qui ho trovato tanto spazio. Abbiamo vinto pure qualcosa, ma non ci basta».
Uno dei grandi affari: otto milione ed ottocentomila euro.
«Che dice, mi hanno pagato poco? Non mi sono mai applicato su quest’aspetto, io guardo al lavoro, a ciò che faccio in campo, dove voglio farmi apprezzare per quel che do. Quando finisce una partita, devo avere la coscienza tranquilla».
Ha contratto che scade nel 2020, segna come un bomber vero, non si ferma mai.
«Sarebbe bello arrivare a cento gol, a trecento partite almeno. Poi non mi pongo limiti».
Sono i giorni di Neymar, a proposito di soldi.
«Con rispetto di Neymar, del suo valore, a me sembra un calcio pazzo. Perché penso che queste cifre rischiano di distorcere l’immagine del nostro mondo».
Il più forte, per Callejon, resta sempre lui.
«Cristiano Ronaldo è oltre: ha fisico, piedi, stacco e poi ha una testa rivolta in maniera rigorosa verso la cura di qualsiasi dettaglio. E’ completo».
Diciamo Real.
«Penso alla mia giovinezza, quella è stata casa mia. Ma anche alle due partite di Champions: mi piacerebbe rigiocarne almeno una, scegliete voi quale – quella d’andata, quella del ritorno – perché è rimasto qualcosa di incompiuto. Poi magari le perdi di nuovo, ci sta, ma la fortuna, in alcuni istanti decisivi, non c’è stata di aiuto. Magari va a finire che ci ricapitano ancora e sarà sempre bello».
Prima, però.
«Abbiamo il preliminare e dal sorteggio, se fosse possibile eviterei volentieri il Nizza. Sappiamo che sarà un momento-chiave, noi della Champions League non possiamo fare a meno, non vogliamo fare a meno, per noi è un appuntamento irrinunciabile».
Ripensi ai suoi primi giorni.
«Fu una scoperta, perché uscivo dalla Spagna, ma Napoli mi ha accolto con calore, città straordinaria, dove ci si sente realizzati. Qualcosa è successo, direi, e lo dimostra anche essere stati qui, all’Audi Cup: vuol dire che siamo entrati, forse definitivamente, nell’élite europea. Ed è un premio meritato per la società, per De Laurentiis, per i giocatori e per i tifosi».
La volle Benitez.
«Al quale sono grato, perché mi ha dato la possibilità di vivere questa esperienza e di conoscere Napoli. Fu carino subito, quando disse che avrei segnato venti gol: avrei capito se qualcuno avesse detto, calmati Rafa. E invece ha avuto ragione lui».
Intoccabile anche per Sarri.
«Che ci aiuta a star bene, pure fuori dal campo. E’ un maestro, non c’è che dire: tatticamente ha portato tante cose buone ed è un maniaco. Ma di noi si fida e questo ci aiuta».
104, 104, 106, 107.Sa cosa sono.
«Segniamo tanto perché abbiamo un tridente che è fortissimo. Io non so quanti ne abbiano di più diabolici, certo il Real non è messo male ed in giro per il Mondo altri ce ne saranno. Viaggiamo su questi ritmi, ormai, da quattro stagioni. Ma abbiamo altre sorprese, perché siamo nati per attaccare, il nostro calcio è divertimento, è allegria».
A proposito di sorprese, Mertens lo è stata per quanto riguarda la stagione passata in fatto di gol.
«Ma non ha finito di stupire. Gli auguro di vincere la classifica capocannonieri e l’avrebbe meritato già due mesi fa. Ma esploderà ancora, perché ha margini di miglioramento strepitosi».
Il calciatore che l’ha stupito di più?
«Insigne, perché è diventato il calciatore italiano più bravo. Ha avuto una evoluzione impressionate e sospetto che sia in grado di migliorarsi ancora. Per me Insigne è enorme».
C’è un mercato ancora aperto.
«Il Milan ha fatto acquisti eclatanti e va inserita tra le protagoniste del prossimo campionato. La Roma aveva già i requisiti per esserlo e però anche l’Inter».
E la Juventus sei volte campione su sei in Italia pure ha cambiato.
«Visto che vincono da sei anni appunto, vanno considerati come i favoriti. Ma hanno perso Bonucci, che a me piace tanto e che nel suo ruolo, va detto, è fortissimo, tra i migliori in circolazione».
Voi siete rimasti gli stessi.
«Mi sembra un bel vantaggio. Ci conosciamo, sappiamo quello che vuole il mister, quello che siamo in grado di dare e dove possiamo ulteriormente perfezionarci. I sincronismi delle ultime due stagioni con Sarri ormai li mandiamo a memoria e qualcosa di diverso introdurremo».
E poi c’è Callejon che, come ha detto Massimiliano Allegri, tecnico dei bianconeri, gioca a nascondino.
«Vero, definizione che mi è piaciuta e della quale lo ringrazio. E’ il mio modo di essere e un po’ riflette il calcio di Sarri. M’è andata bene anche con l’Atletico Madrid, nella prima dell’Audi Cup, in un pomeriggio in cui non c’era un filo di vento e ad un certo punto non si respirava più».
Scelga il gol più bello della premiata ditta José Maria Callejon.
«Io ricordo quello sbagliato con l’Atalanta, tre anni fa: ancora mi sto chiedendo come è successo?».
Insaziabile.
«Sta per cominciare un anno importante: abbiamo voglia di regalare qualcosa d’importante a noi stessi ed alla città. E poi, se posso consentirmelo, provo anche ad andare ai Mondiali: non è facile, ma tento».
Deve chiedere il permesso ad Insigne: a inizio settembre c’è Spagna-Italia, decisiva verso la Russia. «Speriamo di batterlo». Curiosità: ma un erede? «Ci ha pensato mio fratello-gemello, che ne ha due. Io e mia moglie facciamo solo. femmine». CDS.
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