Per Roberto Mancini, la svolta tattica che ha riguardato Lorenzo Insigne in questo ultimo mese, con l’attaccante spostato da Ancelotti più dentro al campo, non è stata una mossa inattesa o un azzardo. Anzi, quasi quasi il ct l’aveva se non pronosticata, almeno auspicata. E’ quello che si evince dalle sue parole sul tema, nel primo giorno di raduno a Coverciano. Lo spunto è arrivato tangenziale. La domanda rivolta al ct riguardava quale dei due gol realizzati in settimana da Insigne, quello rapinoso al Liverpool o quello estroso al Sassuolo, lui avesse preferito: «I gol sono tutti belli, certo il colpo in campionato è nelle sue corde, un tiro alla Del Piero. Ma il tocco vincente contro i Reds in Champions League, beh, ha un gran peso specifico. La verità è che Insigne può segnare in molti modi e può giocare in molti modi. Era produttivo prima con Sarri e lo è adesso con Ancelotti. Io personalmente credo che avvicinarlo alla porta sia importante. Già il mese scorso glielo avevo chiesto: non serve che Lorenzo torni indietro di 50 metri perché poi alla lunga perde lucidità sotto porta. Dove invece lui ha i colpi per far male».
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