Ieri pomeriggio in conferenza stampa Marek Hamsik ha presentato la sua autobiografia, dal titolo 'Marekiaro'.
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Hamsik si racconta: “Quella notte mi lasciai andare per la prima volta, Lavezzi disse che non sarei tornato a casa”
Alcuni estratti dell'autobiografia di Marek Hamsik rivelano retroscena sul passato azzurro
Sono già disponibili alcuni estratti del testo, in cui il capitano del Napoli racconta degli episodi e dei retroscena del passato azzurro, come quella notte di Coppa Italia contro la Juventus: “C’è però un episodio in cui ho fatto un’eccezione, e anch’io mi sono lasciato un po’ andare. Me lo ricordo bene: musica, alcol e tanta, tantissima gente, che ci guardava attraverso una parete di cristallo. Era la prima volta per me in una discoteca con i compagni di squadra.
Lavezzi aveva insistito così tanto che mi seccava recitare sempre la parte del bravo ragazzo che persino dopo un grande trionfo tornava a casa senza darsi alla pazza gioia. Di discoteche ne ho sempre viste pochissime (…) Ma quella volta, nel maggio 2012, con Lavezzi e un altro gruppo di compagni del Napoli, fu diverso. Volevo sentirmi come gli altri, come non era mai successo prima: un ragazzo che aveva appena vinto un trofeo con il Napoli e aveva il diritto di lasciarsi andare. Ecco, sì. In effetti mi lasciai andare.
La Coppa Italia mancava al Napoli da diciassette anni, e in quella partita straordinaria contro la Juventus avevo anche segnato il gol del definitivo 2-0, dopo il quale mi ero inginocchiato, commosso, davanti ai tifosi impazziti. Nello spogliatoio i miei capelli erano stati rasati a zero dal Pocho Lavezzi, che poi non volle sentire ragioni: «Stasera non torni a casa!».
Festeggiammo insieme a tutta la città su un autobus scoperto e la serata proseguì in discoteca. Senza mogli né figli. Per la prima volta bevvi tanto champagne. Guardavo la folla attraverso il vetro e Napoli mi apparve diversa. Una città piena di vita, che ama divertirsi, certo. Una città dove il confine tra giusto e sbagliato è spesso molto labile. Dove è facile cadere nelle tentazioni e altrettanto semplice pagarne le conseguenze. Una città che quando c’è da festeggiare non bada a spese.
Il fatto è che Napoli, con il suo affetto, è meravigliosa, ma se non si pongono limiti tende a invadere la tua sfera privata. Un ragazzino, una volta, mi affrontò a viso aperto. Mi disse: «Hamsík! Ti devi fare una foto». Io alzai la mano, disturbato, come a dirgli: non ora. Ebbene, mi riempì di insulti. (…) Invece nel locale della festa persi completamente la bussola. Prima di tornare a casa dissi al Pocho: «Grazie, mi hai fatto conoscere una città diversa». Poi, ho ristabilito le distanze, come sempre. Perché il mio compito non è festeggiare ogni partita vinta insieme alla città, ma impegnarmi al massimo, insieme ai compagni, affinché il Napoli regali alla città altri titoli da festeggiare sul serio".
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