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Hamsik: “Non sono un falso moralista, volevo andare in Cina per i soldi. Poi la chiamata di Ancelotti…”

Hamsik: “Non sono un falso moralista, volevo andare in Cina per i soldi. Poi la chiamata di Ancelotti…”

Hamsik: "Non sono un falso moralista, volevo andare in Cina per i soldi. Poi la chiamata di Ancelotti...", i dettagli

Redazione

Marek Hamsik è stato ad un passo dalla Cina in estate. Poi il clamoroso dietrofront dello slovacco che ha deciso di continuare a scrivere la storia con la maglia del Napoli. All'interno del suo libro "Marekiaro" ci sono alcuni aneddoti dell'operazione Oriente poi sfumata:

"Alla fine della stagione ho meditato sull’opportunità di regalarmi qualcosa di diverso. Non ho mai considerato soldi e opportunità che mi offrivano da altre parti, mi sarei sentito un traditore. Ma in Cina avrei potuto andarci senza tradire nessuno. Non avrei mancato di rispetto al mio Napoli. La società continuava a dirmi che dovevo sentirmi a casa, ma che la scelta toccava a me.

Soldi o cuore: la scelta era chiara. Non voglio fare il moralista e sì, lo dico apertamente: il denaro che avrei guadagnato era davvero tanto, un’assicurazione sulla vita a molti zeri. Ne ho parlato con De Laurentiis, ed è stato molto chiaro. Non mi ha detto nulla per convincermi del contrario, mi ha ribadito che al Napoli potevo restare da capitano e protagonista, ma in caso contrario avrebbe assecondato il desiderio di lasciare. Poi ha smesso i panni del papà e ha iniziato a parlare da imprenditore. Mi disse che avrebbe trattato la cessione quando gli sarebbe arrivata un’offerta.

Credevamo tutti allo scudetto e ci è sfuggito per un soffio. Per me è stato un anno altalenante. Non mi sono espresso al meglio e qualche volta le continue sostituzioni sono state esasperanti. E chissà che l’idea di cambiare aria non sia maturata anche per questo. A un certo punto, al mio agente e soprattutto a mio padre ho detto: “Sì, stavolta mi sa che voglio andar via. La Cina? Perfetta”. Ma per un paio di settimane ho cercato di non pensarci, non prima di ricevere la telefonata di Ancelotti, però. È stato gentile, garbato, però non mi ha condizionato.

Quando ho saputo che di offerte non ne erano arrivate, o che non avevano soddisfatto le richieste, è come se avessi avuto un’illuminazione. Anziché rammaricarmi, mi sono ritrovato a gioire. [...] Ho chiamato Ancelotti: “Mister, sono a tua disposizione”".