Ad una settimana di distanza dalla sentenza della Corte d’Appello, Claudio Gavillucci continua a rimanere fuori dal gruppo degli arbitri della CAN. La motivazione alla quale si aggrappa l’AIA, vertice “politico” (il presidente) e tecnico (Rizzoli), sarebbero le fantomatiche visite mediche d’idoneità al Coni (Roma), che tutti i direttori di gara hanno effettuato prima dell’inizio della stagione (come prassi) e che l’arbitro di Latina farà nella settimana che sta arrivando. Una motivazione che contiene due bugie (e che a dirle sia proprio l’organo deputato al rispetto delle regole è davvero mortificante). La prima: Gavillucci è già in possesso di un certificato medico-agonistico, regolarmente riconosciuto dall’AIA. La seconda: c’è almeno un altro arbitro nel panorama professionistico nazionale (esattamente in B) che dirige con un certificato medico agonistico rilasciato non dal Coni di Roma, ma da un centro di Milano. E che l’AIA menta (la Figc dovrebbe vigilare di più sul suo “organo di servizio”) è facilmente riscontrabile nelle carte della stessa Associazione. Non solo: ammessa, e non concessa, la scusa del certificato, Gavillucci avrebbe potuto partecipare alla parte tecnica (un precedente: Celi, dopo l’incidente con il motorino).
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Gavillucci ancora senza A
Mancano le visite mediche è la motivazione alla quale si aggrappa l’AIA
CDS
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