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In Francia c’è una squadra in cui decidono tutto i tifosi

In Francia c’è una squadra in cui decidono tutto i tifosi

I tifosi avevano la possibilità di votare da casa per far entrare o uscire calciatori dalla squadra, e tramite il televoto potevano scegliere un paio dei loro beniamini da mandare in campo

Redazione

Ricordate – vabbè, è una domanda retorica, dovete ricordarla per forza – la trasmissione televisiva “Campioni – il Sogno“, con il Cervia affidato alle sapienti mani di Ciccio Graziani, una squadra piegata alle esigenze del reality in cui show e sport si fondevano.

I tifosi avevano la possibilità di votare da casa per far entrare o uscire calciatori dalla squadra, e tramite il televoto potevano scegliere un paio dei loro beniamini da mandare in campo.

Fortunatamente per il povero Ciccio Graziani, che di solito si trovava costretto a far scendere in campo calciatori che mai avrebbe fatto giocare, nemmeno sotto tortura, l’interazione tra il pubblico e l’allenatore era limitata, e gli spettatori potevano far giocare solo 2 o 3 calciatori a settimana, mentre poi, in campo, a decidere era proprio l’allenatore, che conservava una sua autonomia.

Ecco, in Francia, a distanza di qualche anno, qualcuno ha pensato bene di prendere un concetto di questo tipo ed estremizzarlo ai massimi livelli: anzi, hanno fatto molto di più.

Praticamente, in Francia, c’è una squadra gestita interamente, in ogni suo aspetto, dai tifosi, quasi come se fosse Football Manager traslato nella realtà, come se la squadra fosse per davvero in mano ai suoi tifosi.

Per scoprire questo curioso e affascinante esperimento dobbiamo andare in Francia, nel campionato di sesta divisione, per conoscere l’Avant-Garde Caennaise, e la sua app rivoluzionaria: United Managers.

Il concetto è veramente molto semplice: circa 1200 tifosi e aspiranti allenatori hanno scaricato un’app sul loro telefono, e hanno accesso a una gran quantità di dati, statistiche, analisi. Ogni settimana hanno la possibilità di scegliere l’undici titolare, il modulo di partenza, addirittura possono, durante la gara, decidere eventuali sostituzioni, cambi di modulo, indicazioni tattiche.

La scena, ad ogni partita dell’Avant-Garde Caennaise, è quasi surreale. L’allenatore, in panchina, è in contatto costante con il suo auricolare, dal quale gli arrivano le indicazioni, e con un tablet sempre in mano controlla quello che gli suggeriscono i suoi tifosi. Anzi, i suoi datori di lavoro.

L’allenatore, in pratica, è una specie di mediatore, un mero esecutore che fa semplicemente quello che gli dicono i veri allenatori, i 1200 utenti che dall’app di United Managers decidono delle sorti della squadra.

L’esperienza dell’Avant-Garde Caennaise non è solo un fatto calcistico: è un vero e proprio esperimento di economia collaborativa e soprattutto – tra abbonamenti all’app e pubblicità – genera ricavi, facendo pensare che questo possa essere un modello sostenibile e replicabile anche altrove, un business al quale probabilmente in tanti guarderanno nei prossimi anni.

La tecnologia, infatti, ci ha abituato ad avere a che fare con utenti che sono sempre meno consumatori, sempre più prosumer, ovvero parte attiva del processo di produzione di contenuti, beni, servizi: basta pensare a quello che è successo con internet, diventato da semplice contenitore adatto a una fruizione passiva a luogo di produzione attiva di contenuti, con gli utenti che producono milioni di contenuti al secondo sui social network.

Anche nel calcio, probabilmente, i tifosi si sono stancati di essere dei semplici consumatori, degli spettatori passivi, e hanno voglia di incidere sulle sorti della loro squadra del cuore, o di dimostrare la loro vena da allenatori.

In campo, le cose non vanno male: l’Avant-Garde Caennaise ha vinto le prime sette partite del campionato, tanto che le squadre avversarie hanno già cominciato a gridare allo scandalo e ad arrabbiarsi, lamentando una sorta di concorrenza sleale.

Forse è fantascienza, ma magari, tra qualche anno, potremmo vedere un modello del genere replicato a livelli più alti. E, a quel punto, potremmo aver rivoluzionato per sempre il concetto di sport.

Valerio Nicastro per delinquentidelpallone.it