Amadou Diawara è arrivato a Napoli dopo una straziante estate di trattative e colpi proibiti con il Bologna. Dopo una sola, ottima, stagione con i felsinei, il guineano classe ’97 voleva trasferirsi in azzurro e non si presentò in ritiro costringendo il club bolognese a prendere provvedimenti disciplinari, coniugati, poi, con la cessione ai partenopei per circa 15 milioni di euro. Qualità indiscusse che sin dagli esordi con il Bologna ne hanno decretato un futuro roseo: impostazione, visione di gioco, fisicità e abilità difensive già pienamente sviluppate nonostante la giovane età. L’unica pecca poteva sembrare la tenuta mentale e gli screzi con il Bologna lo confermavano. Poi il passaggio al Napoli di Maurizio Sarri che fu stregato dalla prestazione del “piccolo” guineano in un Bologna-Napoli 3-2 in cui Amadou diede il meglio di sé fornendo anche un assist a Destro per il gol dell'1-0. Sceglie il numero 42 in onore del suo idolo, del centrocampista a cui si ispira sin da piccolo e che ha giocato anche al San Paolo, seppur da avversario, restando esterrefatto dal pubblico azzurro: Yaya Touré.
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FOCUS – Diawara, il coraggio e la corsa pazza del piccolo Touré: il futuro è colorato d’azzurro
Amici di CalcioNapoli1926.it vi proporremo quotidianamente i numeri stagionali di ogni calciatore con un focus dedicato. Oggi è il turno di Diawara.
Inizialmente schierato titolare ai danni di Jorginho, non rispetta appieno le aspettative del club anche per l’esplosione del centrocampista italo-brasiliano ed è relegato al ruolo di riserva ma non manca il suo apporto alla stagione, anzi. Per Sarri è indispensabile in Champions League e viene utilizzato in tutte le partite mentre in campionato parte sistematicamente dalla panchina, subentrando comunque molto spesso. Nelle due stagioni napoletane colleziona 49 presenze tra Serie A e coppe europee ma viene schierato perlopiù come mediano difensivo proprio per la sua attitudine e prestanza fisica.
Nella stagione appena conclusa trova anche il suo primo gol in carriera, in Champions League contro il Manchester City, dal dischetto (prendendosi una grossa responsabilità dato il precedente rigore sbagliato da Mertens) e il primo gol in Serie A, nella partita al cardiopalma contro il Chievo Verona risolta all’ultimo istante proprio dal suo gol. Nonostante i gol, dimostra che la sua zona di competenza è quella arretrata e i numeri stagionali sottolineano proprio la tendenza a difendere:
Fase difensiva:
- Ha completato 22 contrasti su 35 (il 62%)
- Ha bloccato 36 azioni offensive avversarie (passaggi, cross, tiri e ripartenze)
- Ha commesso 21 falli e subiti 6
- Ha ricevuto 2 cartellini gialli e 0 cartellini rossi
- Ha vinto 3 duelli aerei su 11 (il 27%)
- Ha perso 15 palloni, 11 dai contrasti
Fase offensiva:
- 1057 passaggi riusciti su 1148 (corti e lunghi, il 92%, di cui 8 utili per azioni offensive o azioni gol)
- 10 tiri verso lo specchio della porta
- 5 dribbling riusciti su 6
- 2 gol (1 in Serie A, 1 in Champions League)
- 1 assist (in Serie A)
Statistiche stagionali che rilevano grande attitudine difensiva e poca verve offensiva ma anche qualche limite di concentrazione che gli ha portato a perdere più contrasti, duelli aerei e, qualche volta, lucidità. La giovane età potrà solo aiutare la sua crescita e maturazione in un club di grandi campioni come il Napoli. Ancelotti sembra voler fare di Diawara il centro del progetto azzurro del futuro e da un grande allenatore, Amadou non può far altro che imparare. I suoi gol, gli unici due in carriera, hanno permesso ai tifosi di sognare e la sua pazza corsa al 93’ al San Paolo contro il Chievo ha unito Diawara ai 60.000 di Fuorigrotta e a tutti i tifosi che seguivano la partita dalla tv. Se il “sogno” è rimasto intatto fino alle ultime giornate è anche grazie al ’97 che ha fatto di tutto per vestire la maglia azzurra e alloramerci beaucoup, Amadou.
Focus di Salvatore Amoroso
Foto SSCN
Redazione
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