FIRENZE - "Per fare la scelta che ho fatto ci volevano le palle. La cosa che mi ha dato più fastidio, degli attacchi sui social nei miei confronti, sono state le etichette: infame, traditore e mercenario. Non merito assolutamente nessuna delle tre. Io non sono andato al Milan per i soldi, lo stipendio dell'ultima stagione alla Juve si avvicina molto a quello del Milan. Darmi del mercenario è molto offensivo, traditore non lo sono stato nei confronti di nessuno e tanto meno infame. Sono contento del progetto del Milan e di mettermi in discussione. Ci voleva coraggio, ci volevano le palle. Sono contento di fare parte di un gruppo che ha voglia di diventare importante: ho iniziato quest'avventura dando come sempre il massimo di me stesso". A Coverciano per preparare la decisiva trasferta di Madrid con la Nazionale, Leonardo Bonucci, neocapitano del Milan dopo sette anni di Juventus, non usa giri di parole per raccontare il trasferimento dell'estate in serie A. E attacca chi lo ha attaccato.
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FIRENZE – “Per fare la scelta che ho fatto ci volevano le palle. La cosa che mi ha dato più fastidio
FIRENZE – “Per fare la scelta che ho fatto ci volevano le palle. La cosa che mi ha dato più fastidio, degli attacchi sui social nei miei confronti, sono state le etichette: infame, traditore e mercenario. Non merito...
Bonucci, com'è stato ritrovare i suoi vecchi compagni juventini dopo il fresco divorzio?
"Le nostre strade si sono divise a un certo punto, ma restano i sette anni bellissimi trascorsi insieme. Con Buffon, Barzagli e Chiellini resta un'amicizia incancellabile. Ora ci tuffiamo insieme nell'avventura di provare a vincere con la Nazionale in Spagna e contro Israele, perchè una vittoria sola non basterebbe per andare subito al Mondiale".
La condizione atletica dei calciatori italiani, a settembre, non è mai al massimo.
"In certe partite si va oltre la condizione. E' un duello così importante che contano soprattutto altre cose, mentali. Servono sacrificio e umiltà, serve dare il 100%".
Delle ultime critiche le pesano di più quelle per il fallo contro il Cagliari su Joao Pedro, per il quale non è stato richiesto l'intervento del Var, oppure quelle di Raiola sulla fascia da capitano promessa a Donnarumma?
"Io sono sempre stato abituato a stare al centro, nel bene e nel male. Se si parla di me, vuol dire che ho raggiunto un certo livello, come giocatore e come uomo, altrimenti non ne parlerebbe nessuno".
A Madrid la sfida nella sfida sarà con Ramos, difensore dagli atteggiamenti controversi.
"E' stato appena premiato come il migliore difensore della scorsa Champions, uno tra i migliori al mondo. Il calciatore non si discute".
Ora che è al Milan porterà più facilmente suo figlio Lorenzo, che tifa per il Torino, a vedere il derby?
"Io sono felice di questo percorso, che mi ha condotto al Milan, ma più felice è Lorenzo, che adesso potrà tifare interamente per il Torino e per Belotti. Spero di poterlo riportare allo stadio, come l'anno scorso".
Ventura parla di sfida eccitante con la Spagna: l'Italia non ha nemmeno un po' di paura di un'avversaria così forte?
"Mi fa piacere che il mister parli di eccitazione, perchè io provo la sua stessa sensazione. Queste sono partite che ogni calciatore vuole vivere".
Ventura è il ct del ringiovanimento: c'è già un erede di Bonucci?
"Premesso che per cinque-sei anni spero di potere fare ancora parte di questo gruppo, dico Romagnoli, Caldara, Rugani e mi sbilancio su Romagna del Cagliari, che per caratteristiche è molto simile a me. Ma siamo messi bene in generale, non solo in difesa. Pellegrini, Verratti, Belotti e Insigne hanno tante partite davanti. Ci sono i nomi per crescere e per fare qualcosa di importante".
La BBC - Barzagli-Bonucci-Chiellini davanti a Buffon - potrà avere problemi in Spagna, ora che il trio si è scisso?
"Credo che a un mese di distanza non possa cambiare l'effetto di un trio consolidato in sette anni di campo. A Madrid, comunque, ci sarà da fare squadra in undici per dare fastidio alla Spagna".
I social hanno dato forse il peggio, al momento del suo trasferimento dalla Juventus al Milan: l'hanno sorpresa tanti insulti a raffica?
"Più che sorpreso dai social in sè, mi hanno stupito le cattiverie gratuite. Ormai siamo in un'era in cui tutti possono dire e scrivere quello che vogliono, quindi questo non mi ha sorpreso. Però le cattiverie gratuite dicono che il paese si deve preoccupare: non è un fenomeno limitato al calcio".
Due rigori in due giornate contro la Juve: è l'effetto Var?
"No. Il Var è una novità in evoluzione e non è questione di squadre, Juventus o Milan o qualsiasi altra. Al Var va dato del tempo, per permettere a tutti quanti di capirlo e di far sì che su alcuni episodi dubbi venga migliorata la valutazione. Agli arbitri va data la possibilità di sbagliare".
La Juventus si è indebolita o è ancora la favorita?
"Per me è ancora la favorita, una spanna sopra per tutto, così come il Napoli è una spanna sopra per il gioco a tutte le altre, Milan compreso".
Vede similitudini tra il Milan che riparte e la Juventus in cui arrivò?
"Il Milan ha la fortuna di essere tornato nel suo ambiente naturale, l'Europa. Le similitudini ci sono: due grandi società che hanno fatto la fortuna del calcio italiano".
Vorrà essere ricordato di più per l'epopea con la Juventus o per il raggiungimento dell'obiettivo dichiarato, riportare il Milan allo scudetto?
"Come un vincente. Essere ricordato come un vincente è la cosa che conta di più. Restano i trofei e le vittorie, le chiacchiere se le porta via il vento".
Nel ritiro spagnolo serpeggia un'ansia strisciante per la partita di Madrid: l'Italia è tornata a spaventare la Spagna?
"L'Italia ha sempre dimostrato di sapersela giocare con la Spagna: sicuramente loro hanno grande rispetto dell'Italia e dei suoi giocatori. Noi andremo a Madrid consapevoli dei nostri valori e che giocando a calcio possiamo metterli in difficoltà. Vogliamo stupire".
Da juventino lanciato verso il futuro a milanista: qual è stato il momento esatto dell'addio?
"C'è stato un momento esatto, l'ho già detto altre volte. Fino alla fine dell'anno siamo andati d'amore e d'accordo. Poi ognuno ha preso la propria strada".
La lezione di Cardiff col Real ha insegnato cose da non ripetere in quest'altra specie di finale che è Spagna-Italia?
"Non è una finale, perchè anche se vinci poi ne devi vincere un'altra, a Reggio Emilia con Israele. Di sicuro non è la stessa cosa, anche se da una parte c'è un misto di Real e Barcellona e dall'altra un po' di Juventus e un po' di Milana. L'insegnamento di ogni partita è sempre lo stesso: non saranno importanti i singoli, ma il gruppo".
E' una sfida paragonabile a qualcuna delle altre Spagna-Italia che lei ha vissuto sul campo?
"Regge il paragone con quella dell'Europeo 2016 e si avvicina anche alla partita con la Germania, sempre all'ultimo Europeo. La tensione è la stessa: ci sono state tante partite importanti che ho avuto la fortuna di giocare".
La Juve segna sempre tanto, ma per ora subisce più gol di prima: se la fase difensiva è da correggere, significa che Bonucci manca alla Juventus più di quanto la Juventus manchi a Bonucci?
"No, sono sicuro che ai mie ex compagni dia fastidio, se prendono qualche gol in più, ma non è di sicuro per la mia partenza. Io senza gli altri, senza Dybala e Higuain, avrei potuto fare ben poco. La Juventus mira a vincere il settimo scudetto di seguito. Il Milan deve arrivare tra le prime quattro e entrare in Champions: cercheremo di darle fastidio". Repubblica.
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