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L’editoriale di Italo Cucci: “Per fortuna il Napoli non registra addii ma conf

L’editoriale di Italo Cucci:

“Per fortuna il Napoli non registra addii ma conf

L’editoriale di Italo Cucci: “Per fortuna il Napoli non registra addii ma conferme. Come quelle dei magnifici quattro goleador – Mertens, Insigne, Hamsik e Callejon che a Marassi hanno prima stuzzicato, poi preoccupato, e ancora...

Redazione

L'editoriale di Italo Cucci:

"Per fortuna il Napoli non registra addii ma conferme. Come quelle dei magnifici quattro goleador - Mertens, Insigne, Hamsik e Callejon che a Marassi hanno prima stuzzicato, poi preoccupato, e ancora resa inquieta l’annunciata festa romana. È insolito l’incrocio di sentimenti che si verifica sul verde dell’Olimpico: è la partita dell'addio di Francesco Totti, che si scioglie in lacrime fra le braccia dei figlioletti, ma è anche e soprattutto, nella sostanza, il successo di Spalletti che nel drammatico finale azzecca due pedine eccellenti - Fazio prima e Perotti poi - e vince la partita contro un grande Genoa, grandissimo per onestà in un torneo che minacciava di finire fra indecorosi sospetti.

È dunque la Roma la prima damigella di Signora Juve e va in Champions direttamente col merito dell’ultima clamorosa sofferenza firmata dal sedicenne Pellegri - già più avanti dello juventino Kean, esordiente a Bologna a 17 - e da Lazovic. Ma non ha ceduto d’un millimetro il protagonista più spettacolare, il Napoli, che sul campo della Samp, probabilmente senza aspettarsi felici notizie da Roma, ha giocato come nei giorni migliori, forte della propria grandezza, disinvoltamente libero da patemi d’animo, lanciando in gol i suoi più cantati eroi: Mertens, Insigne, Hamsik e Callejon hanno firmato il finale di una stagione di bellezza che meritava di finire altrimenti.

Anche con uno scudetto. Invece tanti record, uno più bello e inutile dell’altro se prevale il realismo, la sostanza sull’estetica, sulla fascinosa vuota forma: il calcio ti fa gioire un attimo per un nulla gioiosamente confezionato, ti fa rimpiangere per anni le occasioni perdute per non aver tenuto la testa lí, sempre lí, appassionatamente. Tornando a Totti, grande e bella la sua festa, felicemente orchestrata dai giallorossi e dai media. Ho memoria di altri addii ancor più pesanti trascorsi senza clamori e ampiamente ripagati dalla storia.

Mi chiedo ancora - ad esempio - come uscì dalla nostra, dalla mia vita il più grande calciatore di tutti i tempi, Di Stefano escluso: Diego Armando Maradona. Forse di nascosto, forse piangendo, come Totti, ma di rabbia. Sicuramente senza essere accompagnato da un Vesuvio di passione. Che meritava. Ma è un pensiero fuori tema, questo.

Dedicato a un grandissimo Pibe che conobbi ragazzo, proprio come Francesco Totti che esordì dopo che una sera, a cena, Vujadin Boskov mi confessò d’essere in grandi difficoltà con la Roma di Ciarrapico, al punto di doversi giocare un diciassettenne di belle speranze. Totti esordì a Brescia tre giorni dopo, il 28 marzo 1993. Anche la Roma, a ben pensarci, avrà un rimpianto: non averlo accompagnato all’addio con uno scudetto. Cala la tela". REDAZIONE - Antonio De Crecchio.