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Due mesi e diciassette giorni dopo il primo scudetto, nasceva l’emblema, il simbolo della storia mod

Due mesi e diciassette giorni dopo il primo scudetto, nasceva l’emblema, il simbolo della storia mod

Due mesi e diciassette giorni dopo il primo scudetto, nasceva l’emblema, il simbolo della storia moderna del Napoli calcio: Marek Hamsik. Il ragazzino di Banskà Bystrica compie oggi trent’anni, dieci di questi vissuti all’ombra del...

Redazione

Due mesi e diciassette giorni dopo il primo scudetto, nasceva l’emblema, il simbolo della storia moderna del Napoli calcio: Marek Hamsik.

Il ragazzino di Banskà Bystrica compie oggi trent’anni, dieci di questi vissuti all’ombra del Vesuvio.

Era il 28 giugno 2007 quando l’allora direttore generale del Napoli Pierpaolo Marino, lo prelevò dal Brescia per 5,5 milioni di euro.

Schivo e riservato, queste le prime impressioni che si ebbero di lui alla sua presentazione a Castel Volturno.

Può un giovane di belle speranze ma con solo poche presenze in Serie B e una in Serie A, fare bene in piazza così esigente come Napoli?

Dubbi forse legittimi, che il centrocampista azzurro seppe in poco tempo fugare, mostrando dal suo primo giorno di ritiro dedizione e abnegazione, con le quali riuscì subito ad affinare le sue ,all’epoca, doti tecniche potenziali. Si, perché campioni lo si diventa!

La sua carriera

Mezzala di sinistra nel centrocampo a cinque di Reja, firma la sua prima segnatura in maglia azzurra il 16 settembre contro la Sampdoria: serpentina in aerea di rigore, tocco di mancino e palla alla destra del portiere. Una rete ancora scolpita nelle menti dei più raffinati esteti del mondo del calcio e non solo.

Il San Paolo accoglie così il suo beniamino, scene di giubilo per quello che dopo poco tempo sarebbe diventato l’idolo indiscusso della folla partenopea.

Il NO a Raiola

C’è stato chi ha fatto opera di persuasione nei suoi confronti per convincerlo ad andare via da Napoli.

Stiamo parlando di Mino Raiola, al quale lo stesso Hamsik affidò la sua procura. Chiara e netta la risposta dello slovacco: “Resto al Napoli”.

Dietro questa scelta c’è la decisione di aver sposato un qualcosa che va oltre il semplice progetto tecnico, anzi quest’ultimo, forse, può essere stato assurto a pretesto come quasi a dove giustificare a qualcuno la sua volontà di vestire ancora la maglia azzurra.

Qualcuno potrà pure non crederci ma la verità è un’altra. Marek ha fatto suo un concetto, quello della “napoletanità”, a molti sconosciuto, ma che ti rende parte integrante di una comunità, capace di accogliere e volere bene a chi dimostra, con i fatti, di ricambiare la passione viscerale del popolo partenopeo.

La fascia da capitano

Con l’addio di Paolo Cannavaro, gli viene ceduta la fascia da capitano. Ciò, a suggello, dello spessore tecnico e umano del calciatore. Dietro quella velata tranquillità, si nasconde un uomo spogliatoio, un riferimento per tutti quello che vivono quotidianamente l’ambiente Napoli. La sua personalità al servizio dei compagni: professionista responsabile, mai una parola fuori posto, in campo e fuori.

Amato dai napoletani

Hamsik ,più di tutti, ha percepito il legame quasi simbiotico che i napoletani hanno con la propria squadra del cuore.

Definito da molti come un calciatore d’altri tempi, ci ha fatto riscoprire una concezione quasi valoriale del professionista prestato al mondo del calcio.

Ha anteposto al vile denaro la passione per Napoli e i Napoletani.

Lui e Diego

Ad oggi con 113 reti è il secondo miglior marcatore della storia del Napoli, a tre lunghezze da Maradona.

Evitando qualsiasi tipo di paragone( non vorremmo essere tacciati per blasfemi), dati alla mano , quest’anno si farà la storia, Hamsik diventerà la storia del calcio Napoli.

Tanti auguri capitano, tanto auguri a un “mito” dalla casacca azzurra.

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