ultimissime calcio napoli

Corbo: “Non funziona la mossa offensiva di Ancelotti, ma è capace di rimettere in ordine un Napoli dissennato”

Corbo: “Non funziona la mossa offensiva di Ancelotti, ma è capace di rimettere in ordine un Napoli dissennato”

Corbo su Repubblica: "Non funziona la mossa offensiva di Ancelotti, ma è capace di rimettere in ordine un Napoli dissennato"

Redazione

L'edizione odierna di Repubblica propone l'editoriale di Antonio Corbo: "Ventisei dicembre, 26 gennaio. Il Napoli torna nello stadio che aprì la crociata di Ancelotti contro il razzismo. L’allenatore avverte il ruolo di protagonista: lo rimarca presentandosi con una formazione esplosiva nella formula. Come chi dichiara guerra per firmare la pace in un primo tempo che vede il Napoli attaccare in otto ed il Milan giocare in dieci, per la presenza-assenza di Paquetà, brasiliano che diventa la metafora di tutta la partita. Urlare per non dire nulla. Ancelotti deve quindi ripensare tutto, bocciando questo avventuroso 4-2-3-1 iniziale, peraltro confuso. Perché tutto pesa sul tandem centrale, Fabiàn e Zielinski, attivissimi da sovraccarichi. Altre due pedine deformano il modulo perché a sinistra Rui nella speranza di ricacciare dietro l’insidioso Suso si piazza come difensore avanzato, è più avanti dello stesso Zielinski. Ma su quel versante il Napoli non impedisce a Kessie di produrre gioco, ben collegato con il colosso Bakayoko, torre centrale del Milan che invece sbanda sulla sua sinistra, con Calhanogolu e Paquetà. In positivo per il Napoli c’è l’intuizione di controllare il Milan nella sua fase più critica: quando si ostina ad uscire con la palla dalla sua zona. L’effetto è la maggiore pericolosità nel conquistare la palla sua trequarti con un pressing interessante come dinamico ma limitato nella intensità. Non può sfuggire ad Ancelotti però l’effetto negativo di questo Napoli gradasso: gli attaccanti, si elidono negli spazi offensivi sempre più angusti. Si intravvede a malapena Milik, sfumano nel grigio Mertens e Insigne. La pausa consiglia al Napoli di rivedere la formula senza cambiare la squadra. Dal nebuloso 4-2-3-1 si delinea prima un 4-3-3 perché sulla destra arretra Callejon, sopportando la prevedibile mossa milanista: avanza Rodriguez. Si trascina sul piano tattico una partita illogica, nella ricerca urgente di razionalità, di equilibrio, di spazi di luce in fase offensiva Ancelotti chiede anche a Insigne di recuperare una sua dimensione rientrando di venti metri. Un Napoli più equilibrato è anche più pericoloso: lo dimostra l’impegno di Donnarumma nel replicare ai tentativi finalmente più convinti di Milik e Insigne. Si accorge che qualcosa non va, la situazione peggiora per il Milan, ormai sfilacciato e meno reattivo. Ritira Paquetà, che si è presentato al suo pubblico solo come un funambolo da calcio a 5. Può succedere ai brasiliani che devono entrare nel complesso campionato italiano. Se Ancelotti ritira un riottoso Mario Rui per Ghoulam, Gattuso inserisce subito Borini inviandolo sulla destra. Mossa contro mossa, il Napoli al posto di Mario Rui ha già piazzato Ghoulam, ma il Milan tenta a questo il colpo grosso, il più atteso. Ecco finalmente Piatek chiamato a Milano per scacciare il ricordo di Higuain, sparito dalla memoria del Milan

come un brutto sogno di intera estate. Non gioisce Cutrone, sovrastato da Koulibaly che torna a San Siro con la dignità del campione ferito ma non vinto, in quella perfida serata di un mese fa. Il finale ruggente avvicina la partita alla Premier, evidente il contributo di Verdi che sostituisce lo spento Mertens per consentire a Insigne il ritorno accanto a Milik. Ma il finale è mortificato dalla ingiusta espulsione di Fabiàn Ruiz, per un secondo “mani” e secondo giallo che fa impazzire Ancelotti, capace nella ripresa di rimettere in ordine un Napoli dissennato. In Italia sembra più facile arginare il razzismo che placare la insopportabile creatività degli

arbitri".