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Il collega Fabio Tarantino, su “Il Roma” scrive così di Insigne: “Altezza mezza b

Il collega Fabio Tarantino, su “Il Roma” scrive così di Insigne:

“Altezza mezza b

Il collega Fabio Tarantino, su “Il Roma” scrive così di Insigne: “Altezza mezza bellezza è un simpatico detto ma con Lorenzo Insigne non funziona, anzi qualcuno, in giro per l’Italia, si starà ancora...

Redazione

Il collega Fabio Tarantino, su "Il Roma" scrive così di Insigne:

"Altezza mezza bellezza è un simpatico detto ma con Lorenzo Insigne non funziona, anzi qualcuno, in giro per l’Italia, si starà ancora domandando per quale motivo quel bimbo basso ma talentuoso, esile ma grintoso, ambizioso nel suo sogno che poi s’è realizzato, stia giocando nel Napoli e non altrove, ad esempio all’Inter oppure al Torino, frammenti di ricordi di un passato che poteva condurlo in altri mondi ed invece l’ha portato a due passi da casa come scelta precisa, motivata, dettata dalla volontà di restare in famiglia, senza allontanarsene, inseguendo - intanto - un pallone ed ogni sua prospettiva, credendoci fino in fondo, senza arrendersi.

RIMPIANTO. Lo è per l’Inter, dicevamo, perché un bel giorno, era il 2003, Insigne fu ospite dei nerazzurri per un provino: andò benone ma fu scartato perché “troppo basso”, scusa atavica dietro la quale si cela chi non ha il coraggio di andare oltre i centimetri affidandosi a quel che il campo racconta. Contro i suoi coetanei il giovane Lorenzo, che aveva dodici anni, si divertì ed illuminò la partitella con gol e assist, giocò esattamente come oggi, in proporzione, come fosse una finale, con la stessa intensità e cazzimma, come direbbe il suo presidente. Il giorno dopo il provino fu spettatore di Inter-Reggina a

San Siro: finì 3 a o per i nerazzurri e per Insigne, che per ripicca decise di tifare per la squadra di De Canio, fu delusione doppia. La sua rivincita arrivò qualche anno dopo quando Insigne era già (quasi) Insigne e l’Inter bussò alla porta della sua scuola calcio (Olimpia Sant’Arpino) per sapere il nome del dirigente (Baresi, ndr) che rifiutò un talento simile.

RISCATTO. La storia di Insigne è legata al Napoli ma poteva tingersi di nerazzurro, dunque: sarebbe bastato un po’ di

coraggio. Ne ha avuto tanto il ragazzo, in questi mesi, lasciandosi alle spalle le voci sul rinnovo, isolandosi dalle polemiche, rincorrendo la piena maturità, esplodendo come uomo prim’ancora che giocatore, leader di sé stesso e trascinatore per i compagni. Dal 19 novembre scorso, trasferta di Udine, gara in cui s’è sbloccato, Insigne non s’è più fermato: sedici gol, dieci assist ed altre cinque gare per incrementare il suo bottino e per festeggiare, al più presto, il rinnovo di contratto

fino al 2022 siglato sabato scorso alla presenza di De Laurentiis.

DESIDERIO. La volontà di Insigne è sempre stata quella di legarsi a vita al Napoli: ama la città, la squadra, soprattutto l’idea di non separarsi dalla sua famiglia. Insigne è un bravo ragazzo, il calcio è la sua passione e l’ha sempre coltivato senza assilli, lasciandosi travolgere dalla normalità della vita, rifiutando eccessi o vizi tipici di questo mestiere, piuttosto rifugiandosi nel calore dei genitori, dei fratelli ed ora della sua dolce metà, oltre che dei figli. Insigne come Totti? Presto per dirlo. Intanto all’orizzonte ecco un tuffo nel passato. Domenica si torna a San Siro contro la squadra che poteva rappresentare il suo presente ed invece sarà semplice avversario. Poco male: la sua è una favola di quelle autentiche. In maglia azzurra".

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