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A Top Calcio 24 (enclave di Telelombardia) non si parla solo di Inter, Milan e Juve: si parla anche

A Top  Calcio 24 (enclave di Telelombardia) non si parla solo di Inter, Milan e Juve: si parla anche

A Top Calcio 24 (enclave di Telelombardia) non si parla solo di Inter, Milan e Juve: si parla anche di Napoli… in tono, purtroppo, tutt’altro che lusinghiero. Il direttore della rete sportiva, Fabio Ravezzani, prende come esempio il...

Redazione

A Top Calcio 24 (enclave di Telelombardia) non si parla solo di Inter, Milan e Juve: si parla anche di Napoli... in tono, purtroppo, tutt'altro che lusinghiero.

Il direttore della rete sportiva, Fabio Ravezzani, prende come esempio il club azzurro per stigmatizzare un fatto che - a giudicare dagli umori del "parterre"- è poco etico.

Infatti, a quanto pare... tutti gli italiani hanno gioito per il risultato della Danimarca (parliamo dell'europeo Under21) che ha permesso all'Italia di accedere alle semifinali della rassegna iridata.

Secondo i presenti, esultare in tono così smodato per un risultato altrui non ha nulla a che vedere con lo sport.

Allora Ravezzani, rispondendo al "partenopeo" Pesce, chiosa: anche il Napoli è stato poco edificante sotto questo punto di vista dal momento che ha vinto uno scudetto grazie alla "famosa" monetina di Alemao. Carmando disse al giocatore di restare a terra. Lo stesso Alemao, poi fu addirittura portato in ospedale.

A questo punto interviene "Mister" Gianni Sandré che, con il suo accento marcatamente "padano" (virgolette d'obbligo), attacca la poc'anzi citata "macchietta "(pseudo)napoletana, Mimmo Pesce. Perché? Beh, il comico, ha ironicamente elogiato i furbi dirigenti del Napoli scudettato. Sandré non ci vede più, si fa quasi rosso in viso: Tu prima dici che siamo antisportivi, poi tiri acqua al tuo mulino (parafrasando).

Sandré non sembra molto in sintonia con i colori azzurri. Il tecnico (poco conosciuto per i suoi successi sportivi) più volte ha chiamato i napoletani "mangiacozze" (con tono evidentemente dispregiativo) e non di rado insulta l'esponente "napoletano" del parterre, ovverosia, il redivivo Pesce.

Ma entriamo nello specifico e parliamo di tale Mimmo Pesce. Chi vi scrive non ha problemi ad ammetterlo: è esilarante. La sua "capitone dance" che celebra i gol del Napoli ti strappa una risata fragorosa, ma, quello che ci chiediamo è: cosa resta del giornalismo? Nulla. Pesce è un attore, non è un giornalista, è un comico di professione. Per le altre squadre ci sono persino figure professionali di un certo rilievo (vedi Biasin per l'Inter, collega, anche dal sottoscritto apprezzato per la sua competenza). Pesce, invece, non ha nulla a che vedere con il Napoli. Interpreta un ruolo caricaturale, disegnato ad hoc dalla produzione. Sembra perpetuare uno stereotipo vagamente discriminatorio: quello della macchietta napoletana che indossa parrucche vistose e dice "scemenze" lontane da qualsiasi inquadramento professionale (se non quello del buffone).

Forse il problema non è di Napoli (che vuole invero, affermarsi come grande capitale del mediterraneo), ma dell'Italia che vuole evidentemente canzonare il "potenziale" partenopeo. In altre parole: meglio sfottere ciò che si teme. REDAZIONE - .