L'ex attaccante del Napoli, Cristiano Lucarelli, è stato intercettato dai microfoni del Mattino. L'attuale allenatore del Messina, militante in Lega Pro, nella sua breve ma intensa esperienza napoletana, è stato anche lui alle prese di un brutto infortunio al crociato del ginocchio e, come Milik, è rientrato in tempi record in campo, esattamente col Bologna 88 giorno l'intervento, e ha spiegato nel dettaglio il processo di recupero per tornare al top. Queste le sue parole:
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L’ex attaccante del Napoli, Cristiano Lucarelli, è stato intercettato dai microfoni del
L’ex attaccante del Napoli, Cristiano Lucarelli, è stato intercettato dai microfoni del Mattino. L’attuale allenatore del Messina, militante in Lega Pro, nella sua breve ma intensa esperienza napoletana, è stato anche lui alle prese...
La cosa più difficile dopo l’infortunio?«Sicuramente recuperare la forma e il ritmo partita. Decisamente più duro rispetto a recuperare in sé dall’intervento. L’ok dei medici è cosa diversa rispetto all’ok del campo».
Perché?«Basti pensare che alcuni giocatori fanno fatica ad entrare in forma dopo le vacanze estive, figuriamoci dopo uno stop forzato».
Questione anche di fisico?«Certo. Quando hai una struttura più grossa hai bisogno di più tempo per trovare il tuo peso forma ideale e il ritmo partita».
A proposito, ora Milik potrebbe giocare una gara intera con la sua nazionale?“Sicuramente gli può essere di grande aiuto, ma per riprendere al 100% avrà bisogno di giocare con continuità».
A lei cosa è stato più utile?«Oltre all’impegno quotidiano, la struttura muscolare, perché ho sempre avuto una massa importante e questo è stato fondamentale per una ripresa più rapida. Ricordo che ai miei tempi Del Piero fu messo in discussione dall’ambiente perché non aveva una struttura altrettanto imponente».
E poi c’è l’aspetto mentale…«La rottura del legamento non è un raffreddore, all’inizio rimani condizionato».
Nel suo caso il rientro in campo è stato graduale. «Dalla mia avevo il vantaggio di non essere un titolarissimo. Ho avuto più tranquillità e meno pressione nel recupero, perché c’erano giocatori di un certo livello come Lavezzi e Cavani che non facevano rimpiangere la mia assenza e così ho potuto lavorare serenamente».
Per Milik, invece, il discorso è diverso. «In questo caso c’è la necessità di reinserire subito un giocatore sul quale il Napoli certamente vuole puntare anche per il futuro. E allora c’è più fretta per riaverlo subito a disposizione. Ma la cosa migliore è non bruciare le tappe e procedere con una ripresa graduale».
L’ambiente può aiutare?«Innanzitutto i tifosi. Sono i primi a dover avere pazienza, a non mettere pressione né tanto meno a fischiare in caso di prestazioni inizialmente sottotono».
E poi…«C’è l’aspetto della società».
Si spieghi meglio. «Personalmente ho avuto la fortuna di avere con me lo staff medico del Napoli che mi ha seguito 24 ore al giorno».
Dalla mattina alla sera?«Praticamente sì. Rosario D’Onofrio era con me tutti i giorni: al mattino lavoro in piscina e il pomeriggio allenamento a Castel Volturno. Un totale di 8 ore». REDAZIONE - Antonio De Crecchio.
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