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Angolo del tifoso – Questo Napoli non corrisponde all’immaginaria valutazione popolare

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Per la rubrica l'angolo del tifoso riportiamo l'opinione di Vincenzo Matteo

Francesco Melluccio

Per la rubrica l'angolo del tifoso riportiamo l'opinione di Vincenzo Matteo dopo la sconfitta di ieri del Napolinello scontro diretto con il Milan.

L'angolo del tifoso su Napoli-Milan

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Armiamoci e partiamo! Con questo rinnovato credo lo Stadio Maradona, per la seconda volta, dopo mesi di desolante vuoto, si è riempito di suoni, luci e colori, mobilitando il popolo, redento dal "ratto di Roma" e dalla classifica avulsa. Ma, come nei peggiori teatri di Caracas, a Napoli va in scena la stecca bis. Un do di petto che rimane ben nascosto sotto le magliette azzurre. Se il Principe de Curtis fosse ancora vivo parlerebbe senz'altro di "fetecchie". Ma questa volta, a prevalere nella mente, non sono le partite di CL e campionato. S'erge inarrestabile un sentimento che è comune a quelli che nutrono un briciolo di amor proprio. Il cruccio di ritirarsi a casa a testa bassa e con le pive nel sacco. E non è una bella cosa, dopo aver imbastito tutto l'ambaradam possibile. E' come apparecchiare per dieci e non si presenta nessuno. Mi sovviene quello che accadeva negli stadi negli anni '90. I tifosi, nelle manifestazioni internazionali, indossavano cappelli con delle cordicelle tipo tende che, se le tiravi giù, un simpatico pupazzo batteva le mani. Orbene le cose stavano in questo modo: quando la squadra padroneggiava e vinceva, il buffo gadget tanto buffo non era, e in qualità di tifoso venivi rispettato, simpatia compresa. Ma quando la squadra ne buscava 3 o 4 improvvisamente lo stesso tifoso si trasformava in macchietta, pronto ad essere umiliato e deriso, compreso l'orsacchiotto. La stessa cosa è accaduta al popolo azzurro, e questa cosa proprio non riesco a mandarla giù. Solo a Napoli succede che nei grandi eventi viene tutto enfatizzato, tutto portato all'eccesso. La folla, le urla, le sciarpe, le bandiere.

La sommossa popolare, cori e cortei quando il pullman arriva allo stadio. Il caffè, la pizza, le mille bancarelle che vendono ogni cosa. Le tv si mobilitano cercando spunti folcloristici in tutta questa agitazione. Tutto questo mai si è visto e mai si vedrà a Torino o Milano. Ma il punto è questo. Quando il Napoli vince e domina, le macchiette vengono messe da parte e tutti prendono a guardarti con timore e rispetto. Quando succede come nelle ultime due importanti sfide casalinghe, fallite entrambe, resta soltanto la scimmietta che batte le mani al tirar delle cordicelle. Questo si che fa ridere gli avversari. A crepapelle. E l'onta e lo sconforto sono talmente aggrappati al nostro stomaco che risultano inutili, anzi dannose, tutte le spiegazioni o meglio le scuse che si tentano di propinare ai più nelle varie interviste. Se dovessimo dare un giudizio di tipo scolastico questo sarebbe: "sopravvalutati". Ed anche questa volta, andando via a capo chino, ci chiediamo con smarrimento: "se negli ultimi tre minuti di gioco la squadra continua a passare la palla indietro come se niente fosse, ma che ci siamo venuti a fare?".

Vincenzo Matteo