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Maurizio Sarri sul tetto d’Italia con la Juventus: storia di successo e contraddizione

TURIN, ITALY - DECEMBER 15:  Head coach of Juventus Maurizio Sarri looks on during the Serie A match between Juventus and Udinese Calcio on December 15, 2019 in Turin, Italy.  (Photo by Filippo Alfero - Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)

“La differenza, tra la vittoria sfumata col Napoli e lo scudetto ottenuto con la Juventus, l’ha fatta la società’’. Questa dichiarazione di Maurizio Sarri, fresco vincitore della Serie A con la squadra bianconera, è la conclusione...

Giuseppe Canetti

"La differenza, tra la vittoria sfumata col Napoli e lo scudetto ottenuto con la Juventus, l’ha fatta la società’’.

Questa dichiarazione di Maurizio Sarri, fresco vincitore della Serie A con la squadra bianconera, è la conclusione della parabola ascendente del tecnico toscano. La quadratura di un cerchio abbozzato negli anni '90 e chiusosi il 26 luglio 2020, con il primo scudetto per l’ex tecnico azzurro. Il nono consecutivo della compagine piemontese e a seguire il numero 36 nella bacheca di Agnelli&Co.

 Un cammino iniziato trent’anni fa quando il giovane mister originario di Bagnoli allenava lo Stia in Seconda Categoria e, contemporaneamente, svolgeva il suo lavoro in banca. Ma la scrivania non era il suo futuro, e la carriera da allenatore divenne quella da lui scelta definitivamente nel 1999.

Un pazzo, chiunque l’avrebbe così definito. Una volta svestitosi dall’uniforme di impiegato di ufficio che sembrava proprio non appartenergli, nel 2000 l’allenatore passava in Eccellenza al Sansovino, compagine di cui farà le ‘fortune’ con la vittoria della Coppa Italia di Serie D e promozione in Serie C2.

Maurizio iniziava a farsi notare, ed esordirà tra i professionisti un anno più tardi quando la Sangiovannese deciderà di assumerlo in Serie C1. Di lì in poi la crescita esponenziale: la cadetteria guidando il Pescara, la promozione in Serie A ottenuta alla guida dell’Empoli.

Sarri al Napoli

Nel 2015 diventa la scommessa di Aurelio De Laurentiis. Una storia d’amore ed odio, di scontri tra caratteri schivi ed orgogliosi. Da un lato il lungimirante matematico e cosmopolita presidente del Napoli, dall’altro il provinciale esteta idealista rivoluzionario con tanti soldati al suo seguito.

Una strana coppia che condivide un sogno: vincere ed entrare al Palazzo. È il Comandante a sottolineare più volte tale concetto che, però, non basterà a mantenere saldo il matrimonio. Il rapporto, come è noto, s’interromperà non senza strascichi e Londra sarà la successiva meta del tecnico cresciuto a Figline. Sarri nell’esperienza inglese si strapperà di dosso l’etichetta di provinciale e griderà forte in faccia al ‘Vecchio Continente’ di meritare di essere considerato un ‘grande’. La vittoria dell’Europa League con il Chelsea lo inscriverà di diritto nella storia del calcio.

Il passaggio alla Juventus

 Sarri (Photo by Daniele Badolato - Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)

 La Juventus come nuova tappa nella sua carriera di allenatore sarà il simbolo di un ideale caduto, di una rivoluzione popolare sfociata in oligarchia. Non che nella società di oggi, si possa fare troppa retorica quando in palio ci sono milioni e possibilità di successo ma, a questo punto, anche solo oggettivamente, si prende atto e si fanno riflessioni. 

La bellezza oramai rappresenta il passato ed il presente di colorato registra solo le esternazioni del tecnico, più volte stizzito, in conferenza stampa. Ed anche di questo Agnelli e Nedved non sembrano essere soddisfatti. Non si è respirata, dunque, una bella aria durante la stagione in casa juventina, anche perché il bel gioco (che avrà sempre un’importanza, anche se relativa) ha latitato e l’avventura in Champions League rappresenta ancora un’incognita. 

La Storia di Sarri è una storia di sigarette fumate semplicemente dopo un buon caffè e filtri masticati nervosamente sul rettangolo verde, respirando un’aria tesa, alla ricerca di idee e di soluzioni, che ora prende, sotto l’ombra di Cristiano Ronaldo e di una dirigenza che lo fissa inesorabilmente.

La sua dichiarazione in cui elogia la società della Juventus come artefice del successo, sembra non essere il frutto della sua umiltà bensì sembrerebbe il risultato di una raggiunta consapevolezza da parte dello stesso allenatore: quella di essere, nell’ambiente bianconero, uno dei tanti in una storia infinitamente più grande e diversa dalla sua. 

di Giuseppe Canetti

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