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Castellacci: “Manderemo una lettere al Ministro Spadafora, il medico sociale non può essere l’unico responsabile”

Castellacci (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Enrico Castellacci, presidente dell’associazione italiana medici del calcio, ha parlato a Radio Uno in merito alla ripresa della Serie A. LE PAROLE DI CASTELLACCI “Parlare di sicurezza in questi momenti è sempre difficile. Si potrà...

Armando Inneguale

Enrico Castellacci, presidente dell'associazione italiana medici del calcio, ha parlato a Radio Uno in merito alla ripresa della Serie A.

LE PAROLE DI CASTELLACCI

Castellacci (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

"Parlare di sicurezza in questi momenti è sempre difficile. Si potrà giocare rischiando il meno possibile e servono le linee guida delle quali parliamo da mesi ma che ancora non ci sono. Devono essere applicabili, finora i protocolli non lo erano e per questa c'è stata una sorta di ribellione dei club".

La responsabilità penale per i medici ci sarebbe solo in caso di accertamento del dolo?

"Siamo fuori strada, il medico è già responsabile per professione, poi ci sono altri soggetti che hanno responsabilità, giocatori compresi. Dovrebbero firmare un foglio dove dichiarano di attenersi alle linee guida. Stamattina manderemo una lettera al ministro Spadafora e a Gravina da parte dei nostri legali per far chiarezza su questo punto, dal punto di vista giuridico. Il medico sociale non può essere l'unico responsabile, sarebbe illegittimo. C'è stata una forzatura".

Perché ci sono tutti questi ritardi nel risolvere i vari problemi che ci sono?

"Grazie della domanda. Il paradosso è questo, quello di aver sentito l'obbligo di dare alla figura del medico, l'anello debole del mondo del calcio, tutte queste responsabilità. Le linee guida dovevano essere fatte da tempo, ma con criterio. Inutile farle e poi un club come l'Inter dice no, dovevano essere sentiti prima le società".

Il ritiro lungo è un problema? Si può abolire?

"Il problema è chiaro e dobbiamo pensarci bene. Usciamo da un lockdown di due mesi e rimettere in quarantena i giocatori non è facile. Non possiamo costringerli, potrebbe essere di una settimana o dieci giorni, poi i giocatori hanno l'esigenza di restare a casa. Dovrebbero poi capire quali siano le loro responsabilità. Il campionato ricomincerà, ma per farlo finire vanno cambiate alcune cose".

Sarà possibile per lei ricominciare il 13 giugno?

"Penso che si possa fare, solo però se finalmente di prenderanno delle decisioni. La data serve anche per prendere una direzione chiara per gli allenamenti".