Il terremoto che ha sconvolto i vertici apicali della Juventus, consequenziale all'inchiesta Prisma aperta dalla Procura di Torino, deve esser risolto solo attraverso il trionfo della giustizia. Che non è spicciolo giustizialismo né scivolamento verso l'amnistia generale. L'opinione autorevole di Alessandro F. Giudice
rassegna
Terremoto Juventus, l’ecosistema calcio sospeso tra giustizia e giustizialismo
Alessandro Giudice: "Giustizia (e non giustizialismo spicciolo) ridia credibilità al calcio italiano dopo il terremoto Juventus"
Il caso Juventus si risolverà nelle aule di tribunale, com'è giusto che sia. Nel frattempo, però, continua a tenere banco su tutti gli organi di informazione, dividendo - come sempre accade - la platea tra giustizialisti e giustificazionisti ad oltranza. La giustizia, però, non la fanno i tifosi di una frangia o dell'altra, ma i giudici, nelle aule dei tribunali, con i documenti a far da prova e il codice a servire le eventuali pene. Questo il punto di vista dell'analista economico Alessandro F. Giudice, pubblicato oggi sulle colonne del Corriere dello Sport. Ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Nella vicenda della Juventus si devono ancora accertare responsabilità penali ed eventuali trasgressioni alle norme di giustizia sportiva ma la tribuna dell’opinione pubblica si è già divisa tra innocentisti (quasi sempre tifosi) e colpevolisti (per lo più avversari). Da una parte si denunciano persecuzioni, dall’altra si invocano pene esemplari. Perciò abbiamo sempre badato a commentare la vicenda sul piano della corretta gestione aziendale, della difesa del mercato e delle lezioni che l’ecosistema può assimilare per riformarsi e migliorarsi. Sapendo che qualsiasi decisione gli organi della giustizia sportiva assumeranno, quando sarà il tempo, oscillerà pericolosamente da un crinale assai instabile. Da un lato, la necessità di assicurare sanzioni giuste e proporzionare a tutela della credibilità del sistema. Dall’altro, evitare il clamoroso autogol che potrebbe arrivare abbandonandosi a istinti distruttivi e pulsioni da cupio dissolvi. Che finirebbero inevitabilmente per danneggiare l’intero movimento calcistico italiano, mai come in questa fase storica bisognoso di investimenti esteri e di valorizzare la competitività del suo prodotto per venderlo sul mercato internazionale dell’intrattenimento (...) Sacrosanto invocare sostegno per la pratica di base e le società minori perché un movimento non sostiene il vertice se la base non è solida. Giusto anche non trascurare gli altri sport ma non si può dimenticare come gran parte delle risorse generate dal sistema provengano dal vertice della piramide che non può essere sempre maltrattato in nome del facile populismo".
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