Il Corriere dello Sport analizza l'avvio di stagione del Napoli di Luciano Spalletti
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È il Luciano Spalletti dei record: mai vista una partenza così
Spalletti fa registrare record su record, non solo per il suo Napoli, ma anche per la sua storia, che quest'annata sta impreziosendo
Record, è il Napoli dei record. Ma i record non riguardano solo i calciatori in maglia azzurra e le loro straordinarie gesta sul rettangolo verde. I record, a ben guardare, sono anche quelli che afferiscono alla carriera di chi quei ragazzi li mette in campo ogni tre giorni rivoluzionando formazioni e soluzioni, mai snaturando la squadra. Così il quotidiano sportivo: "Mai visto. Ma uno Spalletti così, e mica solo statisticamente, non s’è mai visto e i suoi trentacinque punti lo spingono al di là della sua annata all’Inter (33 nel 2017) e pure, ovviamente, di quella alla Roma (29 nel 2006, 28 nel 2016), ben al di sopra di ciò ch’è stato in gioventù - con squadre umanamente inferiori - straordinariamente oltre sé stesso, nella lettura delle situazioni, nella capacità di dissacrare le ovvietà sulle rivoluzioni, che introdurrebbero in vicoletti pericolosi. Lui l’ha accettata, l’ha sfruttata per rimettersi in discussione in un trentennio senza comodità: via Koulibaly, per il quale si sarebbe legato ai cancelli di Castel Volturno, e poi anche Insigne (il Totti in sedicesimi in salsa partenopea) e Mertens (un Icardi alla napoletana ma con qualche anno in più): undici vittorie in campionato e due pareggi; cinque trionfi in Champions, spargendo bellezza in Europa". Leader in spogliatoio, in panchina, e non solo: Luciano sta riuscendo a gestire e contenere le emozioni di una piazza famelica e uterina. Ogni conferenza stampa è esercizio di controllo, carota e bastone per i suoi, messaggi subliminali alla piazza: "Spalletti è il Governatore delle emozioni, le padroneggia stavolta attraverso un lessico diverso dal quale ha escluso l’impronunciabile parola (sono otto battute: comincia per s e finisce per o) sfruttata verso marzo-aprile per ricaricare quel Napoli spento, e poi ha continuato a restar fedele a certi principi tattici, a una vocazione spettacolare che prevede un calcio verticale ma con indispensabile organizzazione difensiva, a un ruolo centrale che non può non appartenergli. La leadership è nelle sue corde, sembra quasi la attiri a sé, e la asseconda attraverso una comunicazione diretta, frontale, con un linguaggio che può essere graffiante o anche no, dipende dai casi, dalle necessità e pure dal contesto, meglio sfuggire alla routine. Ma Napoli può diventare un poster della sua carriera, da appendere nella stanza del sogno. Nel bicchiere, mezzo pieno, c’è semplicemente un sorso di vino. È vietato alzare il gomito, adesso".
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