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Raspadori versione ghostbuster, la punizione col Milan è magia: l’illustre precedente

Raspadori
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Emanuela Castelli
Emanuela Castelli Giornalista 

Raspadori, via gli equivoci: l'attaccante è un vero 9, capace di fare tutto quel che serve per risolvere partite complicate come quella col Milan. La punizione battuta dai (quasi) venti metri è poesia ed ha un solo precedente.

Raspadori vero 9

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Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato dalla nostra redazione: "Sentiva Maignan più vicino di quanto gli apparisse - poco meno di venti metri - ha ignorato Politano che gli stava a destra e Zielinski che gli stava a sinistra, e l’ha messa dove pochi altri sarebbero riusciti, con la complicità di un socio, Simeone, che si è abbassato proprio mentre sentiva il fruscio della gioia conficcato in quel pallone. Ciò che sfugge all’occhio umano è preda della tecnologia e Raspadori s’è piegato dolcemente, ha calciato con la delicatezza di quel destro che è praticamente pari al sinistro, ha dato l’effetto necessario per andare oltre la barriera, con una parabola sinuosa e l’ha adagiata a fil di palo, come i cantori d’un tempo raccontavano: 2-2 e neanche un fantasma in uno stadio restituito alla felicità. 


La fenomenologia del tiraggiro si trasforma nel capolavoro del tiro a Ciro il 3 aprile del 2021 - 939 giorni fa - quando Dries Mertens si concede un colpo alla sua maniera, scavalca il muro umano, quello del Crotone, che gli sta di fronte e la colloca all’incrocio dei pali. Prima di Raspadori, il niente, perché in serie A è stato impossibile per chiunque - specialisti ed occasionali - arrivare alla magia che ha avuto il potere di risistemare una partita teoricamente perduta e di offrire d’un centravanti un’idea più ampia, quasi totale: Raspadori sa fare tutto quello che serve per sentirsi un vero 9, attacca la profondità e la crea, scappa dai centrali e lega il gioco, sente la porta (come a Berlino, girata al volo di sinistro), la vede, l’afferra con quella padronanza tecnica che appena nell’estate del 2022 il Napoli ha valutato trentacinque (35) milioni di euro, in quella rivoluzione silenziosa che ha consegnato lo scudetto, un quarto di finale di Champions, una stagione indimenticabile per chiunque, attraversata assieme a Osimhen e a Simeone ma senza farsi ombra l’uno con l’altro".

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