Calcio Napoli 1926
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rassegna

Napoli, il (possibile) terzo scudetto e il visionario De Laurentiis

Napoli De Laurentiis
Così Ivan Zazzaroni sul CorSport

Emanuela Castelli

Il Napoli si avvia a chiudere la stagione mettendo un trofeo importante in bacheca, un trofeo che manca da trentatré anni a queste latitudini e che la città sogna da troppo, troppo tempo. Merito di Spalletti, senza dubbio. Dei calciatori, davvero ottimi fin qui. Di Giuntoli, che ha costruito una squadra forte, prendendosi la responsabilità di qualche addio importante, milioni di critiche e scommesse sui giovani. Ma anche e soprattutto questa sarebbe la vittoria di De Laurentiis, dopo 19 anni - come dice lui - di "sacrifici".

Il Napoli del terzo tricolore è opera di De Laurentiis

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Ne parla oggi il Corriere dello Sport, ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli1926: "Portato da sempre a volare altissimo per origini, formazione, frequentazioni e aspirazioni, DeLa sforna idee e controidee a getto continuo. Il low profile non fa proprio per lui, che sa guardare oltre le cose e i tempi . Talvolta troppo. Tutto suo è il modo di intendere i rapporti personali e di lavoro : è facile alle infatuazioni, ma anche a contrasti che nel giro di poco tempo sfociano nel divorzio . Possiede tuttavia una straordinaria capacità di recupero con chi ha chiuso male o malissimo (...) Con la città e la tifoseria ha avuto rapporti burrascosi : ha subìto contestazioni anche per il modo di porsi nei confronti del prossimo. L’esibizione di superiorità della squadra sul campo cancella soprannomi sgraditi, striscioni infamanti, la maggior parte dei dissensi (...) Stasera il suo Napoli hollywoodiano, DeLa La Land, ha la possibilità di raggiungere per la prima volta nella storia i quarti di Champions, ovvero di entrare a far parte delle prime otto squadre europee, salendo ulteriormente nel ranking Uefa. Per l’occasione - vedo sui muri, nelle vetrine, nei bar un trionfo di figurine diventate quasi per magia figurone; noto - anche imbarazzato, confesso - l’abolizione (provvisoria) della scaramanzia. Che non significa la fine di una cultura - non un vezzo - ma un passo avanti verso la certezza conquistata in modo del tutto originale: lavorando duro, con intelligenza, senza chiedere miracoli".

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