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Gaetano alla Cremonese: Rastelli lo accoglie. La storia

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Quegli occhi, quei piedi, quel fisico, si sono sviluppati all’ombra d’un sogno che resta lì: ma ora bisogna uscire dagli equivoci, costruirsi da solo, per poi tornare a casa. Gaetano va alla Cremonese e saluta Napoli. Gaetano alla Cremonese...

Alessandro Silvano Davidde

Quegli occhi, quei piedi, quel fisico, si sono sviluppati all’ombra d’un sogno che resta lì: ma ora bisogna uscire dagli equivoci, costruirsi da solo, per poi tornare a casa. Gaetano va alla Cremonese e saluta Napoli.

Gaetano alla Cremonese come Castrovilli

L’enfant prodige «emigra». Fa un viaggio che inizia con sei mesi di ritardo e però non rimpiange nulla: ha attraversato questo autunno gelido in una squadra dalla quale ha imparato ed è stato «coccolato». S’è gustato ciò che Ancelotti ha fatto in tempo e donargli - compreso il debutto in Champions League - e infine ha avuto modo di confrontarsi con Gattuso. Ascoltando i consigli di chi di gavetta e di rischi, nella sua vita (da Perugia a Glasgow, al ritorno in Italia) ne ha saputi correre. Gianluca Gaetano va alla Cremonese. Si porta appresso un bagaglio d’esperienza utile e quella etichetta di talento che forse è un peso o magari no, può rappresentare uno stimolo: è uno dei Millennial che conquista, basta guardarlo nella sua eleganza, quella postura fiera e autorevole di chi sa dove sia il pallone, mica è necessario guardarlo, basta sentirlo incollato al destro o al sinistro. 

Le caratteristiche

L’ha chiamato a sé Massimo Rastelli. Un anno fa vide in Castrovilli il prototipo del centrocampista moderno e del futuro e decise di puntarci senza indugiare: come con Gaetano, che nella stagione scorsa ne ha lasciati di capolavori in giro per l’Europa: ventidue: 17 reti in campionato e 5 in Youth League.

Ha «diviso» sempre, per la capacità di essere tante cose assieme, mezzala, trequartista o anche, in prospettiva, regista. Ora sarà semplicemente se stesso, potrà liberarsi dai paragoni impegnativi ed evadere da quel labirinto, alle spalle dei campioni per ripresentarsi a loro, presto ma molto presto, e sussurrargli: «Avevate ragione».