Amadou Diawara, ex Napoli e attuale centrocampista della Roma, ha parlato del suo futuro ad AS dopo le divergenze avute con il club giallorosso. Focus del suo lungo intervento anche il suo passato in azzurro alla corte di Maurizio Sarri e Carlo Ancelotti...
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Diawara: “Sarri? I suoi allenamenti erano da mal di testa. Poi quel gol al Chievo…”
Diawara: "Sarri era un matto. Ricordo bene quel gol al Chievo..."
Di seguito un estratto dell'intervento dell'ex Napoli:
"Mi piacerebbe trovare una squadra dove posso avere spazio, ma il mercato dipende da molti fattori, non solo da me. Credo nelle mie capacità e so che posso fare bene. La Liga? Mi piace molto. Se ci sarà un’opportunità, sicuramente mi piacerebbe giocarci. Quando ero in Coppa d’Africa, mi hanno chiamato per dirmi quali club erano interessati a me e io ho scelto il Valencia. L’avrei chiusa subito ma ho aspettato altri quattro, cinque giorni e alla fine non si è fatto nulla. Non so ancora perché.
Sul Napoli di Sarri
“Maurizio è matto, un insegnante. Nei primi allenamenti mi faceva male la testa, la palla andava troppo veloce. Non mi aspettavo nemmeno io di giocare titolare al Bernabeu contro il Real Madrid. Avevo Cristiano, Benzema, Kroos, Casemiro davanti a me… Ero bloccato pensando che avevo visto queste partite solo in televisione in Africa, e all’improvviso erano lì“.
Sul gol al Chievo
“C’era un calcio d’angolo e, normalmente, stavo fuori dall’area ma ho sentito qualcosa dentro e sono entrato. Milik ha pettinato la palla e ho segnato con un tiro all’incrocio. Ho iniziato a correreper festeggiare e non sapevo nemmeno dove andare… Quel gol ci ha avvicinato allo Scudetto, che alla fine non abbiamo vinto nonostante i 91 punti. Il calcio è così, speriamo che il Napoli lo riesca a vincerlo un giorno“.
Su Ancelotti
“Carlo è un gentiluomo, questo lo sanno tutti. Nell’estate in cui è arrivato, ricevetti diverse videochiamate da un numero sconosciuto. Non volevo rispondere e pochi minuti dopo ho ricevuto una chiamata normale. Lì ho risposto e mi ha detto che era lui. Un’altra cosa mi è rimasta impressa: il giorno in cui me ne sono andato, ha fermato la sua macchina per venire a salutarmi e lo ha fatto con un amore che ricorderò per tutta la vita“.
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