Rudi Garcia continua a convincere poco…
“Quando lo sento parlare mi sembra che venga da una fresca lettura di Flaubert. Siamo sempre nelle fantasie, c’è sempre qualcosa che non va. Credo abbia una squadra forte e debba svegliarsi. La classifica non è all’altezza delle qualità della rosa”.
Il Napoli ha sprecato un match point importante nella sfida contro l’Union.
“Non ho molta fiducia. Sarà perché sono un estimatore di Spalletti e ritengo che la squadra, dopo due anni di Luciano, possa confondersi dopo l’arrivo di questo intellettuale francese. Se prima ci si attendeva la certezza del risultato, oggi ci ritroviamo dinnanzi a risultati probabili. In sintesi, non ritengo che il Napoli possa fare lo stesso campionato dello scorso anno”.
La Juventus, forte della filosofia pragmatica del suo allenatore, è divenuta la più credibile delle avversarie dei nerazzurri?
“Non bisogna eccedere nella critica verso Allegri. Max non ha una grande squadra e, pertanto, esaspera il suo grande istinto difensivo. Avendo una rosa non di altissima qualità si affida ad un approccio più conservativo. Se guardiamo il centrocampo della Juve di oggi mi viene da piangere comparandolo con quello del passato, con calciatori come Pirlo, Vidal, Marchisio e il vero Pogba che davano un senso diverso al ruolo. Allegri è un pratico, un pragmatico. D’altronde, esclusa qualche eccezione, la storia della Juventus ha sempre vantato tecnici di una praticità straordinaria”.
Che gara sarà tra Napoli ed Empoli?
“In passato l’Empoli ha anche vinto a Napoli. Direi che i toscani sono una società speciale, guidata da un presidente magnifico. Alternano campionati di A ad altri di B e, siccome il club sia abituato a questa alternanza, non manca la giusta serenità per affrontare le difficoltà che la classifica potrebbe imporre. Le squadre che lottano per non retrocedere soffrono di tensioni che, invece, l’Empoli non vive. Per questo, la squadra toscana può riuscire a vincere contro chiunque”.
Questa serenità può essere un’arma in più contro i partenopei?
“Abbiamo parlato di tensioni. Un presidente che impone la sua stravaganza di gestione al tecnico, mettendolo in un angolo e raccontandogli, ogni volta, la Divina Commedia dall’inizio alla fine rischia di confonderlo e compromettere quel poco di valore che ha in sé stesso. Io non credo che gli interventi dei presidenti siano positivi per la serenità di un tecnico. Lo spirito che dovrebbe animare un dirigente, al fine di dare forza al proprio allenatore, dovrebbe essere quello di pochi e concisi interventi. Che stima avrebbero i giocatori, altrimenti?”.
Il malumore della piazza crede stia incidendo sulla squadra nelle gare tra le mura amiche?
“La squadra del Napoli è formata da giocatori che per due anni hanno vissuto una esaltazione totale tra campo e stadio. Una simbiosi creta magnificamente da Spalletti, il quale è sempre stato molto benevolo verso la necessità di giovare del sostegno del pubblico. Se poi ci si ritrova a giocare in un ambiente scettico, in cui il presidente è sempre nello spogliatoio a battibeccare con l’allenatore e il tecnico stesso non è un campione di agonismo, il rischio di risentirne è alto. La simbiosi di cui prima è stata fondamentale nella conquista dello Scudetto. Non poterne giovare è un danno indiscutibile per la squadra”.
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