“Vanno vivisezionate tutte le situazioni, i personaggi e tutti gli allenatori. Andare a sedersi sulla panchina del Napoli, in estate, dopo quanto fatto da Spalletti, non era facile. Quando una squadra vince in modo trionfale è difficile potersi ripetere. Poi, naturalmente, subentrano i discorsi economici, la durata dei contratti e la capacità del club di trattenere i calciatori più forti. Conte, ad esempio, al 90% non prende mai squadre in corsa, considerando anche gli ingaggi altissimi che percepisce. Nel suo caso, dunque, il rifiuto era preventivabile. Come dicevo prima, la scelta di De Laurentiis è anche giusta. È andato su un professionista importante che con lui ha avuto cinque anni straordinari. Il patron ha preferito andare sul sicuro, con un tecnico che conosce a fondo un ambiente particolare come Napoli. Inoltre, bisognerebbe anche contestualizzare i momenti. La scelta di Mazzarri è giusta per quel che è la situazione che si è delineata oggi. Tuttavia, anche io a giugno avrei fatto altre scelte”.
Crede che, se tornassimo indietro sino a giugno, De Laurentiis farebbe di tutto per prendere Antonio Conte o quella del tecnico salentino è una scelta che non farebbe mai vista la personalità dell’allenatore?
“Come ho detto, ci sono tantissimi aspetti che andrebbero considerati. Oltre quelli tattici e tecnici, quelli caratteriali. Soprattutto, c’è da prestare attenzione a quella che sarebbe la competitività della rosa e le modalità contrattuali. Se vai ad interfacciarti con Klopp, dunque, è chiaro che devi considerare ben più di un aspetto. Nello specifico di Antonio Conte, e della sua personalità, posso dire che, quando si vince si va sempre d’accordo”.
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