Hamsik? Era una partita di sabato, noi eravamo in Serie C e non giocavamo. Andai a Brescia per fare un favore ad un amico, se non sbaglio Beppe Galli che aveva in mano Milanetto a parametro 0 e volevo vedere le sue condizioni. Durante la partita, non mi impressionò Milanetto per i nostri programmi, ma a 10’ dalla fine fu sostituito da Hamsik che all’epoca aveva 18 anni. Stavo appena uscendo dallo stadio, perché avevo finito di vedere Milanetto, entrò questo ragazzo che mi colpì per il fisico e la cresta perché in quel periodo mio figlio Gianmarco portava una cresta simile e gliene dicevo di tutte perché non mi piaceva (ride, ndr). In quei 10’ da regista mi colpì talmente tanto che scoccò una scintilla. Ne parlai l’anno dopo con Aurelio De Laurentiis e mi disse di volerlo prendere. Nella prima riunione di Lega andammo insieme e gli presentai Corioni per fare la trattativa conclusasi per 5,5 milioni. Iezzo miglior portiere italiano dopo Buffon anche se giocava in B? Senza dubbio.
De Zerbi? Mi ha sorpreso enormemente, l’abbiamo affrontato da avversario in Sassuolo-Udinese ed è davvero un grande allenatore. Farioli? Non l’ho conosciuto personalmente, ma la sua squadra mi entusiasma nel gioco e nella spettacolarità. Raffaele Palladino? È un allenatore moderno, serio, con uno staff importante che oggi conta molto. È un ragazzo intelligente, umile e capace. Con questa nuova classe di allenatori, credo che non abbiamo bisogno di andare a prendere allenatori esteri. Garcia? L’avevo già giudicato da avversario quando ha allenato la Roma, feci un Tweet che destò molto scalpore all’epoca. Mi disturbava questo fatto che passasse per un allenatore che insegnava qualcosa quando si vedeva che il suo fosse un calcio molto basico, elementare.
Tudor? Non posso che parlarne bene, secondo me sarebbe stato un’ottima scelta. Come traghettatore, come uomo da poter fare tutto subito, Mazzarri lo è, è una garanzia. Escluso l’ultimo periodo, è un allenatore che ha fatto risultati importantissimi. Quando andai via, dopo poco tempo, la squadra che avevo costruito, aveva ancora 4-5 elementi della Serie C e arrivò secondo in classifica. De Sanctis? Come direttore sportivo non è una mia ‘creatura’, come portiere sì, perché le feci debuttare a Pescara a 16 anni e mezzo. Quando non giocava mai nella Juventus, che lo prelevò dal Pescara, in un’operazione di mercato per Bachini – se non sbaglio – la Juve lo regalò ad Udine e fece benissimo. Come portiere era esplosivo, un leader.
Progetti? Mi godo un po’ di riposo. Ho fatto 4 anni all’Udinese. Io maestro di Aurelio? I tempi sono cambiati. Aurelio è un presidente esperto. A quell’epoca dovevo guidare io la Formula 1, quella ‘Balena dell’acquario’ del Napoli in Serie C. Adesso non ha più bisogno del Marino di 20 anni fa, oggi ci possiamo confrontare alla pari, non come all’epoca che sono stato un po’ autoritario, a volte. Qualcosina l’ha presa anche da me. Ottavio Bianchi? Il mio pupillo. Lo imposi perché Allodi voleva Boskov".
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