La forza di non mollare mai è la vera arma in più dei sardi?
“Secondo me, sì. Soprattutto, credo sia importante poter contare su un tecnico dal grande carisma come Ranieri. Lapadula, insieme a Nandez e Pavoletti, possono essere i giocatori in grado di trainare la squadra. Quando hai dei ragazzi che seguono l’allenatore in tutto e per tutto si vede. Il clima, nel Cagliari, è cambiato, e lo si deve al rientro di giocatori importanti e, soprattutto, al gruppo, vero segreto della squadra. Chiunque giochi garantisce entusiasmo, che è quel che un po’ mancava. È questo che permette di recuperare le partite anche allo scadere”
Cosa sta mancando al Napoli in questa stagione?
“E’ un discorso un po’ più complesso. Il Napoli, lo scorso anno, non ha vinto lo Scudetto, ha ammazzato il campionato, è diverso. Tutto è stato perfetto e, ve lo posso assicurare, ripetersi è molto difficile. Giocare con il peso delle aspettative, e delle pressioni, non è semplice. Andare a sostituire un giocatore come Kim, poi… Era il vero perno della difesa. Cambiare anche l’allenatore, che aveva trasmesso una certa filosofia, con un tecnico dalle idee diverse non ha favorito la squadra e l’assimilazione dei dettami di gioco. Adesso, il Napoli deve pensare a giocare a calcio più che a vincere le partite, diversamente da quel che possono pensare gli stessi giocatori in quanto campioni in carica”
Il problema attuale di Kvaratskhelia può essere il fatto di dover affrontare avversari che, ormai, lo conoscono?
“Lui è molto bravo a dribblare, ma gli avversari sono lì ad aspettarlo. Se fossi un allenatore, affrontando il Napoli, la prima cosa che penserei sarebbe fermare Osimhen e Kvaratskhelia. Lo scorso anno, il georgiano è stato sottovalutato, ma oggi le attenzioni sono altissime. Il settantasette deve soltanto adattarsi, soprattutto psicologicamente”
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