Su Pogba: "Quando mi hanno detto sì, ho pensato subito a Pogba. Sono cresciuto guardandolo giocare alla Juve: è stato un esempio per me, perché anche lui ha giocato tanti anni nel suo quartiere. Poi a 15 anni è stato chiamato da una squadra di Parigi più prestigiosa. E dopo ancora, come me, è andato al Le Havre. Era un percorso simile al mio e questo mi faceva emozionare".
Sulla Nazionale: "Mi hanno chiamato a 17 anni. Mi sono preso del tempo, ma non perché non fossi sicuro di giocare per il Mali. Solo che non pensavo fosse ancora il momento adatto. Lei viene da lì e mi ha sempre detto che voleva vedere giocare anche me per il Mali. Ha sempre spinto molto. Quando iniziava la Coppa d’Africa, in Francia ci riunivamo tutti nei bar o kebab della città. Dai più piccoli, come me, ai più grandi del ghetto. Io ho sempre tifato per il Mali con altri miei amici. Quando mi hanno chiamato mi sono tornati in mente tutti questi ricordi. Per me è stato emozionante. Non saprei dire se la Francia avrebbe puntato su di me. Ma sono sincero, ho sempre voluto il Mali perché per me è meglio andare in nazionale col cuore piuttosto che solo per il nome. Io sono così. Vengono a vederla dappertutto ma soprattutto da Germania e Inghilterra. Infatti, io ad esempio avevo più visibilità da squadre come il Lipsia”.
Sull'arrivo in Italia: “Mi dice che ci sono quattro squadre italiane su di me. E sono Milan, Juventus, Atalanta e Roma. E aggiunge: ‘Adesso scegli tu. Conoscevo poco il calcio italiano e seguivo solo Pogba nella Juve. Non volevo andare lì perché avevo paura di non giocare. Pensavo già al futuro, mi vedevo già in prima squadra. Del Milan invece sapevo che era un grande club e che non era nel suo momento migliore, infatti giocavano spesso in Europa League. Con loro c’era Bakayoko, l’ho anche conosciuto. La verità? Non mi sembrava così più forte di me. Avevo tanti problemi con il Sochaux. All’inizio avrei dovuto firmare tre anni di contratto con il Milan, ma la società francese mi bloccava".
Sul Milan: “Pierre era arrivato da poco ma era francese come me. Ci siamo capiti subito. Per me è come un fratello: ancora oggi lo sento. Siccome conoscevo lui, Leao e Kessie, molte volte mi facevano uscire anche con gli altri della prima squadra. Ho bei ricordi. Il livello era molto alto. Ma vedere giocare Bennacer da vicino mi ha stupito: ho capito ancora meglio quanto fosse forte".
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