Il sasso in tangenziale che è una pietra tombale. Un film con troppi registi, peraltro diretto malissimo, si chiude con un addio lungo tre mesi e mezzo. Troppe le incomprensioni, eccessivi e ormai insopportabili gli imbarazzi. Una sola assente, la verità assoluta, definitiva.
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Icardi, sassi amari
Il sasso in tangenziale che è una pietra tombale. Un film con troppi registi, peraltro diretto malissimo, si chiude con un addio lungo tre mesi e mezzo. Troppe le incomprensioni, eccessivi e ormai insopportabili gli imbarazzi. Una sola...
Perché l’Inter dice una cosa e Wanda il contrario. L’Inter afferma ad esempio di aver spiegato più volte alla moglie-agente che le sue dichiarazioni a Tiki Taka creavano il caos nello spogliatoio mettendo in difficoltà lo stesso Icardi e la società, oltre all’allenatore; Wanda risponde che nessuno, neppure Marotta nel faccia a faccia di tre settimane fa, aveva mai toccato la questione. L’Inter sottolinea che la squadra è contro Icardi; Wanda chiarisce che i compagni – tutti, tranne verosimilmente i croati e Handanovic - hanno inviato messaggi a Mauro ricordandogli che il capitano resta lui. L’Inter punta anche l’attenzione sull’isolamento del centravanti orchestrato dalla moglie (c’è addirittura chi dice che tutta la famiglia le sia contro; la cognata che va dalla D’Urso merita uno spazio a parte); Wanda ricorda che il padre di Mauro è appena arrivato dall’Argentina per festeggiare il compleanno del figlio e che durante la sosta tutta la famiglia, 35 persone, si era riunita a Rosario per salutarne il ritorno.
Di certo c’è che l’Inter, che conosce l’istintivo, orgogliosissimo Icardi da quasi sei anni, non può essersi sorpresa di due cose: della sua reazione dopo l’improvviso “sfasciamento” e dello sciopero bianco: la delegittimazione l’ha fortemente irritato, anche perché lui è sicuro di aver dato tutto se stesso per la squadra.
Due sono anche gli aspetti più sorprendenti di tutta la storia: la tempistica e uno degli interpreti, Beppe Marotta. Lo conosco e lo stimo da sempre, l’ho sempre considerato un formidabile mediatore, per questo non lo riconosco nel ruolo del tagliatore di fasce e di teste. A meno che l’operazione non costituisca il primo passaggio della exit strategy di una società che deve aggiustare i conti e chiudere entro giugno col settlement agreement: un capitano dell’Inter non si può vendere, un ex capitano inviso alla tifoseria, sì, e pazienza se qualche milioncino se ne va a mignotte.
Spalletti, infine. Coinvolto in un tango argentino dopo la rumba di Roma che l’ha sfiancato (pare che, come il sottoscritto, adori parlare di ballo), Luciano fa presente che questo caso non ha nulla a che vedere con quello di Totti e Ilary. E ha ragione. Ultimamente, però, con capitani e capitane non gli gira affatto bene. Corriere dello Sport.
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