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Anche noi non dimenticheremo Monchi

Anche noi non dimenticheremo Monchi

«Sarà impossibile dimenticare la Roma» è il lascito social di Monchi. Reciproco. Anche per la Roma sarà impossibile dimenticarsi di lui. «Ho dato tutto me stesso», ci fa sapere. Beh, visti i risultati,...

Redazione

«Sarà impossibile dimenticare la Roma» è il lascito social di Monchi. Reciproco. Anche per la Roma sarà impossibile dimenticarsi di lui. «Ho dato tutto me stesso», ci fa sapere. Beh, visti i risultati, ci saremmo accontentati anche solo di una parte. Gli incidenti di parola dell’andaluso sono stati innumerevoli in questo suo passaggio a Roma, che qualcuno ha voluto paragonare per difetto a quello di unni, vandali e lanzichenecchi. Il «…Non è importante come si vende, ma come si compra» resterà in ogni caso il suo capolavoro nell’eventuale dizionario dell’umorismo involontario. Gag a parte, un addio liberatorio per entrambi, Monchi e la Roma, e lunga vita a Massara. Intelligente, competente e innamorato di quella magnifica baraonda che è la storia giallorossa. Il sacco sivigliano ha impoverito la squadra sul piano della personalità, prima ancora che tecnico. Sono andati via leader totali e sono arrivati discreti giocatori, nella migliore delle ipotesi, dalla vaga o fragile personalità, a cominciare dall’allenatore. In quanto a Di Francesco.

E’ il momento dei coccodrilli a distesa. Basta lacrimare e basta chiamarlo “capro espiatorio”. Come avviene in tutti i postriboli calcistici del pianeta, Eusebio paga la crisi di risultati, ma soprattutto il non aver saputo dare in due anni un’identità decente a questa squadra. La più gettonata bufala dei luogocomunisti: “Ha portato la Roma alla semifinale di Champions”. Domanda onesta: chi l’ha portata veramente? Le imprese di Alisson, Dzeko, De Rossi, Manolas e compagni o le sue scelte tattiche? Capitolo chiuso, che dir si voglia. I due rotolano via dentro barili irti di bigliettoni e non di chiodi. C’è di che consolarsi. Arriva Ranieri. Ritorna. Pace all’anima nostra. “Normalizzare”, “traghettare”, “equilibrare” le parole d’ordinanza. “Buonsenso”, la parola sciamanica. Già, ma “traghettare” in che direzione? E che vuol dire “buonsenso”? Non sappiamo se la Roma ha bisogno dell’amore di Ranieri, di sicuro ha bisogno di ritrovare l’amore per se stessa. Diventare insensibile a tutto ciò che fischia e impreca di fuori e ipersensibile al suo di dentro, al suo destino. Complicato, soprattutto se non sarà rapida l’inversione di tendenza. Ma non impossibile.

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